Author Archives: Luca Alagna

12 consigli su Twitter: #2 scegli bene i contatti da seguire

Questo post fa parte di una serie di 12 brevi consigli e spunti per chi si sta avvicinando a Twitter e per i più esperti.

Twitter è un sistema aperto ai non iscritti, trasparente e visibile dall’esterno come contenuti,¬†nessuno ti obbliga a ricambiare il contatto.
Puoi seguire un gruppo di contatti ed essere seguito da altri differenti senza alcun problema.
L’unica eccezione è per i profili privati, che possono essere letti solo dopo l’approvazione del titolare, e i messaggi privati diretti tra due persone, che richiedono anch’essi un contatto reciproco.
Nel caso si voglia entrare in contatto con qualcuno (e sia accettabile farlo pubblicamente) non è neanche indispensabile il messaggio privato basta nominarlo nel tweet, cioè inserire il suo riferimento (è la @ seguita dal suo nickname) che rappresenta anche un buon collegamento per chi vi legge.
Il tuo tweet comparirà nella lista dei suoi “mentions” (“menzioni” in italiano) ma attenzione a non abusarne perché esiste la funzione di blocco degli utenti molesti o degli spammer. Continue reading

12 consigli su Twitter: #1 Twitter non è Facebook

Questo post fa parte di una serie di 12 brevi consigli e spunti per chi si sta avvicinando a Twitter e per i più esperti.

Sembra banale ma molta gente (soprattutto in Italia) arriva a Twitter da Facebook come prima esperienza sociale digitale.
Inoltre capita che molti siano influenzati dal gran parlare che si fa in generale dei social network sulla stampa o in TV.
Infine c’è anche chi pensa che siano strumenti in grande sinergia e quindi gestibili in maniera analoga.
Ecco, Twitter non è un social network, semmai è un News Network.
Se Facebook è basato sulle identità, Twitter è basato sui contenuti; se Facebook stabilisce relazioni, Twitter stabilisce flussi di notizie (no, non necessariamente quelle giornalistiche).
Twitter è mediamente più coinvolgente di Facebook perché invita a una partecipazione più attiva.
A differenza di quest’ultimo, si possono scegliere implicitamente almeno due livelli di partecipazione: come editori o come lettori.
Nel primo caso si può scegliere di contribuire attivamente al flusso di notizie (ribadisco, non necessariamente quelle giornalistiche), nel secondo si può decidere di essere prevalentemente lettori ¬†e diffusori (che non significa inattività o non scrivere mai nulla, è solo un tipo di impegno più moderato).
Ecco una delle spiegazioni per cui il livello di popolarità di Twitter (anche nei mass-media) è molto alto, lo stesso di Facebook, mentre il numero degli iscritti (150 milioni nel mondo è l’ultimo dato disponibile si parla di 200 milioni per la fine del 2010) è decisamente inferiore a quello dell’azienda di Zuckerberg.
Ed ecco perché esiste ¬†gente che legge regolarmente Twitter senza neanche essere iscritto.
Chi decide di tenere un profilo su questo network è più propenso all’interazione quotidiana, viceversa esistono molti profili su Facebook che sono, di fatto, inattivi per lunghi periodi. Continue reading

wikileaks, raccolta di domande e risposte

La vicenda di Wikileaks, di grande rilevanza, è in costante accelerazione e mi rendo conto che è difficile, soprattutto per chi ne sa poco e si vuole informare, riuscire a seguire tutto genuinamente senza doversi sempre rifare ai quotidiani stranieri quindi ho pensato di mettere su una raccolta di risposte alle domande (o ai fraintendimenti) più comuni, cercando di renderli nel modo più semplice.
Conto di tenerlo aggiornato con le ultime novità. Continue reading

senza trasparenza non c‚Äôè democrazia: il contributo di wikileaks

Prendo lo spunto da un mio intervento a Radio Versilia di qualche giorno fa per fare una riflessione più generale su Wikileaks.
È indubbio che il #cablegate sia un attacco al sistema ma la domanda che dovremmo farci non è da chi (e perché) provenga questo attacco ma cosa sia diventato questo sistema oggi.
Concentrarsi su Assange, su chi sia veramente, da dove provenga, chi l’abbia manovrato, è nel migliore dei casi ingenuo complottismo e nel peggiore completamente inutile.
I dispacci della diplomazia USA sono lì, visibili da tutti, e quotidiani importanti (parliamo del New York Times, del Guardian, di El Pais, di Le Monde) ben al corrente del contesto ci hanno costruito sopra storie rilevanti, mettendo in gioco la loro credibilità.
E, cosa più importante, ci avrete fatto caso: su 250.000 nessun cablogramma è stato smentito dal Dipartimento di Stato. Continue reading

quando wikileaks fornisce i numeri al giornalismo: gli avamposti strategici degli USA

Uno dei meriti di Wikileaks è di stimolare la ricerca e la verifica dei fatti attraverso l’elaborazione di una grande mole di dati grezzi.
È il data journalism, che in questi mesi trae beneficio anche dal movimento di pensiero dell’Open Data che sempre più paesi e amministrazioni stanno adottando.
Nel caso del gruppo di Assange i dati resi disponibili sono anche molto preziosi perché tenuti riservati e non ottenibili in nessun altro modo.
Ne risulta che le rivelazioni del #Cablegate non risiedono tanto nel contenuto (spesso al limite del gossip, altre volte no) dei messaggi quanto nelle elaborazioni che si possono ottenere cercando le informazioni più nascoste. Continue reading

Twitter è un news network: i brand diventano produttori di contenuti veri

In quanti e quali modi può essere usato Twitter per comunicare?
Non ci sono limiti, al di là del vincolo dei 140 caratteri per ogni messaggio (o tweet), ma questo non significa che non si sia affermato un modo prevalente di usarlo, che ne sta determinando successo e diffusione nel mondo.
Twitter non è come Facebook (o come altri social network), non ha quei numeri, non implica quei comportamenti.
Questo perché Twitter non è un social network.
Viene definito una piattaforma di microblogging ma credo che questo non descriva a sufficienza le sue reali caratteristiche e potenzialità.

Twitter in realtà è un news network, una piattaforma basata sulle notizie, anche se non necessariamente in senso classico come quelle fornite dalla CNN.
Nell’era digitale l’ecosistema dell’informazione sta cambiando profondamente e tutti siamo produttori di notizie.
Ovviamente non sempre notizie determinanti per l’umanità ma spesso interessanti per gruppi più o meno estesi di persone.
Siamo nel momento di passaggio tra l’era dell’audience e quella digitale in cui si impone il modello della rete: dal villaggio globale ai mille villaggi, alle numerose tribù, fino ai singoli membri.
Così mentre Facebook si concentra sull’identità, sulle relazioni e connessioni, Twitter è basato sui contenuti. Continue reading

l’iPadizzazione del personal computer, il passaggio storico di Apple

Steve Jobs ha annunciato ieri, nell’evento Back to Mac, quello che sembrava inevitabile: i personal computer Apple del futuro assomiglieranno molto all’iPad.
Accensione istantanea, tempi di risposta brevissimi, basta con i vecchi lettori cd-dvd e hard disk delicati, rumorosi, bollenti, basta sistemi operativi incomprensibili, complessi, basta con costose CPU che poi vengono sfruttate pochissimo, basta con strane procedure di installazione, disinstallazione, manutenzione del software, basta con tutta la roba da “tecnici”.
Suona davvero promettente, soprattutto per un mercato come l’Italia in cui la cultura digitale è ancora molto indietro.
Dal punto di vista del business grazie al nuovo App Store per Mac nascerà un vero marketplace in cui è possibile monetizzare, anche dal basso, molte idee che prima rimanevano sulle nuvole.
Dal punto di vista degli utenti sarà possibile acquistare piccoli software utili invece di dover investire soldi per grandi “suite” ¬†che poi vengono usate poco o nulla: la strada verso i micropagamenti si apre sempre più. Continue reading

un check-in su Foursquare per la causa del wi-fi libero in Italia

Il decreto Pisanu è una legge del 2005 che rende estremamente farraginoso per un locale pubblico in Italia offrire ai cittadini una connessione wi-fi, senza fili, a Internet: dalla licenza rilasciata dal questore, alla copia cartacea di ogni documento di identità, alla conservazione di tutti i dati di navigazione per 6 mesi (da parte dell’esercente, non del fornitore del servizio!) e così via.
La motivazione è per contrastare il terrorismo anche se non esiste nessun dato fino ad oggi dell’efficacia di questa misura, né appare tra le azioni di prevenzione usate negli altri paesi stranieri.
Al contrario nel resto d’Europa il numero di zone ad accesso wi-fi offerte alla popolazione¬†è cinque volte superiore all’Italia, dove ancora spadroneggiano le connessioni a “banda larga” (se possiamo definirle così) col doppino in rame e quelle 3G delle potenti telco.
Il decreto deve essere rinnovato alla fine di ogni anno e periodicamente si discute (in realtà si dicono sempre tutti contrari) se rinnovare o meno questa legge che sta penalizzando lo sviluppo di Internet in Italia, si fanno dibattiti, si aprono petizioni nella speranza di divulgare il più possibile la consapevolezza di questa situazione.

Ho pensato a un modo creativo di diffondere questo tema usando Foursquare, la nota piattaforma di geolocalizzazione che sta iniziando a prendere piede anche in Italia. Continue reading

Mac, iPod, iPhone, iPad: il segreto del successo Apple è nella nicchia

La lunga storia di Apple corre accanto alle vicende dell’elettronica di consumo fin dagli anni ’70.
Ma è negli ultimi dieci anni che il suo marchio e i suoi prodotti sono diventati quasi leggendari agli occhi dei consumatori, dividendo gli appassionati.
Pur senza detenere quote di mercato schiaccianti, la crescita dei sui profitti e del suo valore in Borsa non hanno conosciuto sosta, neanche nei momenti di crisi planetaria.
I marchi dei suoi prodotti sono diventati nomi comuni usati per distinguere determinate categorie merceologiche, come solo la Sony seppe fare negli anni ’70 con il Walkman: l’iPod su tutti.

Il segreto del suo successo è spesso attribuito a espedienti ben precisi.
Prima di tutto una oculatissima strategia di marketing che avrebbe sopravanzato tutti i concorrenti.
Ma in effetti sembra poco plausibile che colossi dell’hardware e del software, ben più grandi, come IBM, Microsoft, Dell siano stati sconfitti a questo livello.
Se esistesse una formula magica del marketing per piacere così tanto ai consumatori di sicuro loro l’avrebbero già scoperta.
In realtà Apple non spende in marketing più degli altri né ha una specifica divisione particolarmente sovradimensionata.
Fa pubblicità in tv, questo sì, e la sua campagna “Get a Mac” è diventata popolarissima, un vero caso virale su Internet, eppure spende in spot molto meno dei concorrenti.
I suoi prodotti compaiono in moltissimi film, soprattutto hollywoodiani, ma Apple non dichiara alcun investimento in product placement.
Il suo marchio e quello dei suoi prodotti è in testa alle classifiche dei termini più ricercati su Internet e argomento prediletto sui Social Media eppure i suoi investimenti in questo sono praticamente nulli.
Continue reading