Uno dei temi caldi della campagna elettorale in corso è il ruolo che la Rete può giocare nella caccia ai voti.
Naturalmente Internet è già utilizzata da tempo in politica e i Social Media (tra cui Facebook) hanno assunto un ruolo stabile ma è in particolare Twitter che sta attirando le maggiori curiosità per la fama e l’eco che è riuscito a guadagnarsi negli ultimi anni sui mass media tradizionali.
Le misure quantitative sul ruolo di questa modalità di interazione sono attualmente poco significative (al contrario dei media classici a cui siamo abituati) anche perché non abbiamo la conoscenza completa del contesto in cui agiscono, che potrebbe estendersi quasi in ogni ambito.
D’altro canto le misure qualitative, compreso il discusso sentiment, mancano ancora di solidi modelli interpretativi lasciando per adesso come unica strada le buone pratiche di strategia.
Il paradosso in un sistema come Twitter che macina tanti dati (500 milioni di tweet al giorno) è proprio quello di non avere ancora abbastanza dati (e modelli) per capire davvero.
All’origine di questa incertezza c’è anche Twitter stesso, il cui modello di business è ancora empirico, che rilascia dati con grande lentezza e prudenza e cerca di rendere l’interazione esterna con i propri dati non agevole o molto costosa.
Non esistono insomma delle statistiche periodiche pubbliche sull’utilizzo e su ogni aspetto di Twitter, anche a livello locale.
Sappiamo ufficialmente che gli utenti attivi nel mondo sono 200 milioni ma non abbiamo molti altri dettagli.
Esistono naturalmente numerose ricerche (più o meno valide a seconda del loro valore statistico) sui numeri di twitter che ci mancano ma pur sempre privi dell’aspetto analitico originario che ci aspetteremmo da un sistema di questo tipo. Continue reading