Monthly Archives: October 2009

una spinta decisa alla Rete italiana

Ho sempre più l’impressione che quella rete di relazioni e di contatti che chiamavamo Blogosfera e adesso, forse, chiamiamo Socialsfera in Italia sia certamente un luogo di incontro virtuale e reale tra professionisti, imprenditori e appassionati, un luogo di scambio e spesso di arricchimento ma stenti ancora a diventare un vero e proprio marketplace per la comunicazione digitale.
Altrove la rete e i suoi incontri, ormai da anni, diventano occasioni di business diretto con i “big player” (penso alla West Coast in USA, ai First Tuesday di Londra), con le industrie che hanno soldi da investire in comunicazione digitale, da noi l’unica versione di mercato che vi funziona è quella del lavoro subordinato: azienda cerca collaboratori o dipendenti. Gli affari si fanno altrove.
E così la Socialsfera diventa un posto dove ognuno porta il proprio bagaglio, lo mostra, a volte lo coinvolge, a volte è una buona vetrina, si discute, si chiacchiera, si scherza, si impara ma i veri contatti di business, le relazioni solide, rimangono fuori.
Sarebbe una situazione normale in una fase pionieristica ma a quasi dieci anni dalla nascita del blog questa fatica a crescere nella direzione più ampia e appetibile di sviluppo può diventare preoccupante per questo settore dell’innovazione italiana e può inaridirlo.
Serve una spinta decisa da parte dei più lungimiranti, non serve continuare a coltivare l’orticello offline per poi esporne i risultati online.

prime impressioni su Google Wave: e l’interfaccia grafica?

Sto testando da un po’ la preview (una versione beta chiusa al pubblico) di Google Wave, l’attesissimo nuovo servizio di Google in grado, nelle intenzioni di BigG, di sostituire ogni strumento di comunicazione su internet, email compresa.
Già nei giorni scorsi abbiamo letto abbondanti cronache su come l’email sia superata e ci attenda un futuro molto più interattivo e in network.
Senza dubbio l’evoluzione va in questa direzione ma al di là di qualsiasi entusiasmo positivistico, tralasciando per ora le dovute considerazioni sulla lentezza del progresso nella cultura digitale (oggi la maggioranza delle persone sta appena passando dall’email ai social network…) e un’analisi approfondita di Google Wave quando sarà stato testato più a lungo, vorrei sottolineare un’aspetto che mi salta subito all’occhio: l’interfaccia grafica.

L’interfaccia è la vera tecnologia, lo abbiamo imparato negli ultimi 15 anni di sviluppo, possiamo creare un motore straordinario e impareggiabile ma senza un’adeguata interfaccia tutto sarà vano.
Questa è anche la lezione del successo planetario dell’iPhone, in cui l’inedita interfaccia (lo schermo multi-touch) diventa il motore stesso dell’innovazione permettendo a sua volta nuove funzionalità.
Ora se penso ai prototipi che girano da tempo sulle nuove interfacce per navigare, su nuovi browser (se ancora si potranno chimare così) e sulle evoluzioni permesse proprio dal multitouch e dalle integrazioni tra mobile, wi-fi e computer quello che si vede su Google Wave sembra concepito 10 anni fa. Continue reading

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obbligo contro invito: dalla comunicazione all’interazione

Quante volte prendendo la metropolitana scegliamo le scale tradizionali invece delle comode scale mobili anche per brevi tratti?
Probabilmente molto poche anche se non trasportiamo bagagli pesanti, e il risultato è scale mobili intasate e scalini liberi.
Può sembrare un dettaglio, d’altronde le scale mobili sono lì per essere usate, ma in realtà per chi gestisce una metropolitana può diventare un collo di bottiglia, con file, costi di manutenzione e soprattutto un’impedimento all’utilizzo per chi ne ha più bisogno.

A Stoccolma hanno provato a immaginare un modo per risolvere il problema: come far sì che il pubblico usi le scale e non quelle mobili?
Sembrerebbe un problema non facile visto che queste ultime sono indubbiamente più comode e veloci, e rappresentano ormai la scelta più immediata per tutti.
Il problema comporta necessariamente di instaurare un livello di comunicazione col pubblico.
Ci sono due modi per farlo.
Il primo è indirizzare con decisione la gente verso le scale, per es. con dei cartelli di avvertimento, di spiegazioni, oppure spegnendo per brevi periodi di tempo quelle mobili.
In altre parole comunicando alla gente un obbligo.
Un obbligo però non viene percepito positivamente dagli utenti in termini di qualità del servizio, anche se si cerca di spiegarlo approfonditamente, e soprattutto è costoso perché prevede un successivo controllo del suo rispetto (certamente molto meno in Svezia che in Italia).
Sarebbe, invece, molto meglio se la gente utilizzasse spontaneamente le scale. Come fare?
Ecco la soluzione architettata nella stazione di Odenplan, Stoccolma.

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