Monthly Archives: September 2010

Windows Live Spaces chiude e passa i suoi utenti a WordPress.com. Inizia una nuova era del blog?

Microsoft ha preso una decisione saggia: fare solo ciò che sa fare bene.
Ha deciso quindi di chiudere i blog di Windows Live Spaces e di passarli a WordPress.com attraverso un accordo.
Agli utenti verrà proposto automaticamente il passaggio (o il salvataggio dei propri contenuti e la chiusura), verrà proposto il collegamento tra il nuovo blog e il proprio Messenger (in modo da inviare aggiornamenti ad ogni nuovo post) e verrà addirittura mantenuto il reindirizzamento automatico dal vecchio blog al nuovo.

È un passaggio importante per Internet perché non solo Microsoft libera 30 milioni di utenti/blogger nell’ecosistema comune ma lo fa verso una piattaforma open, già popolarissima con 26 milioni di blogger.
La piattaforma di Spaces proponeva un blogging poco personalizzabile e molto chiuso sui prodotti Microsoft.
In definitiva Windows Live, pur avendo avuto il merito di introdurre la scrittura su blog a milioni di persone, rendeva i suoi blogger meno consapevoli e poco propensi ad uscire fuori dal sistema, abbassandone la qualità dei contenuti.
Ora questi utenti si troveranno di fronte a un’esperienza d’uso molto diversa, potenzialmente in connessione con nuove reti, con un’orizzonte molto più ampio.
Questa nuova esperienza potrebbe indurre molti ad adeguarsi a contenuti migliori e ad approfondire nuovi temi.

Il blog non solo non è morto ma si avvia ad essere uno dei cardini dell’Internet futura.

i video-messaggi su internet sono uguali alla TV o permettono la replica?

Dopo la febbre del video-messaggio di Fini su Internet i giornalisti tradizionali iniziano a porsi delle domande.
Filippo Ceccarelli su Repubblica si chiede se non sia una comunicazione unilaterale, comoda, priva di interruzioni e di repliche.
Associa il video di Fini a quello di Berlusconi nella stessa giornata e paragona il tutto all’inizio della videocrazia nel 1994.
L’aspetto divertente è che lo fa scrivendo da una pagina web in cui la gente (quelli che erano “i lettori”) può interagire, lasciare commenti e consigliare l’articolo ai propri amici su Facebook (già in 261 lo hanno fatto).
Come si coniuga, invece, questa voglia matta di interruzioni e di domande scomode da parte dei giornalisti tradizionali con le interviste in TV che si trasformano in veri e propri comizi solitari e le conferenze stampa che molto spesso finiscono con gli applausi (ripeto: gli applausi) della stampa presente?

Il video ufficiale di Fini su YouTube (quello pubblicato dalla redazione d Libertiamo.it) a poche ore dalla pubblicazione raccoglie già 480 commenti.
Vi immaginate un giornalista che fa 480 domande o osservazioni a un politico? In Italia non si è mai visto.
In realtà il video è stato ripreso e pubblicato da centinaia di siti, ognuno con i loro commenti, dai TG nazionali, dai siti dei quotidiani stranieri con i commenti nelle relative lingue. Continue reading

i Social Media spesso arrivano anche ai mass-media. Gratis. si può prevedere di guadagnare spazio in TV?

Lucas Cruikshank è un attore di 17 anni che è diventato un cult negli USA.
Ha passato gli ultimi anni ad interpretare il personaggio di un 6-enne un po’ svitato, Fred Figglehorn, su YouTube.
Al suo canale online sono iscritti 2 milioni di persone e i suoi video casalinghi fino ad oggi sono stati visti 600 milioni di volte.
La popolare TV Nickelodeon lo ha scritturato e sabato Lucas debutterà sul piccolo schermo con il suo primo film “Fred” ma già è partito il progetto di una sua serie TV per il 2011 dal titolo “Marvin, Marvin”.

Il web è sempre stato pieno di tentativi di farsi notare per arrivare ai mass-media ma ora con i Social Media sembra che siano esattamente le culture provenienti da Internet ad interessare TV, radio e carta, non le loro imitazioni.
È proprio nella natura di Internet, al contrario per es. della TV, di affiancarsi e collaborare con altri media teoricamente autosufficienti o autoreferenziali.
Questo vuol dire che è sempre possibile avere spazio in TV attraverso i Social Media? No. Ma è plausibile a patto di mantenere originalità e genuinità nella proposta alla propria rete online.
In altre parole via i classici format e le vecchie idee su “ciò che funziona sempre” e spazio alla creatività e al coraggio. Continue reading

i Social Media fanno piccoli numeri? e con quali metriche li stiamo misurando?

È la considerazione prima in classifica tra i top manager italiani, soprattutto di chi è vicino al mezzo televisivo: “i Social Media? sì molto belli, ma sono numeretti“.
Eppure vediamo sotto i nostri occhi cambiamenti rilevanti dovuti a Internet, nell’informazione (dall’Iran a Wikileaks), nella politica (quando vediamo scendere in piazza un milione di persone che si sono dati appuntamento su Facebook), nella vita privata (quanti non danno più il cellulare ma il contatto Facebook?) e così via.
Sembra un fenomeno imperscrutabile ma di cui abbiamo la certezza di un’affermazione futura.
In realtà i Social Media stanno già cambiando la nostra vita, il mercato, i comportamenti d’acquisto solo che non abbiamo ancora strumenti univoci per misurarlo come accade per la TV.
La TV ha caratterizzato un’epoca, ha segnato l’affermazione della comunicazione di massa (e della cultura di massa) ma ora viene affiancata da un altro mezzo, Internet, che non la sostituisce (non punta a sostituire alcun media) ma la cambia.
Stiamo passando dall’era dell’audience all’era dei gruppi sociali. Continue reading

le news online non uccidono quelle tradizionali anzi l’aiutano: gli americani si informano sempre più grazie a Internet

Un ricerca di Pew Research Center rivela che il consumo di informazione degli americani è cresciuto.
L’informazione online, in grande crescita, non intacca quella tradizionale e il risultato è che la gente dedica più tempo rispetto al passato a seguire le news, su ogni mezzo.
È decisamente una buona notizia perché maggiore informazione, con contributi più eterogenei grazie al web, migliora la democrazia, inoltre il mondo online evidentemente stimola un comportamento positivo.
Non si avverano, quindi, le maldestre previsioni di morte dell’informazione tradizionale a favore di quella online: con la prima gli americani passano, proprio come 10 anni fa, 57 minuti al giorno ma aggiungono 13 minuti di news online (solo su PC) per un totale di 70 min al giorno, un record storico.

In particolare per i quotidiani più importanti l’informazione online sembra fare da traino alle vendite cartacee.
Per esempio l’età dei lettori del New York Times è inferiore alla media nazionale ed è senza dubbio collegato al successo del quotidiano online.
In altre parole: le testate che non sanno innovare e rinnovarsi muoiono lentamente con l’età media dei propri lettori.

la ricerca completa: Americans Spending More Time Following the News

l’UDC di Casini cambia nome e si affida al crowdsourcing

L’UDC cambia nome e invece di ingaggiare la classica agenzia decide di affidarsi a una community italiana online di crowdsourcing su creatività e grafica.
Gli iscritti alla community Bootb possono inviare proposte sul nome fino al 1 gennaio 2011, il brief è pubblico e il premio per il vincitore è di 5000$.
Credo sia il primo partito politico in Italia presente in Parlamento che si affida al web per rinnovare un patrimonio importante come il proprio nome.
L’operazione prevede indubbiamente un ritorno comunicativo ma non è da sottovalutare una buona dose di coraggio di mettersi in gioco.

come spende i nostri soldi la Camera dei Deputati?

In uno Stato in cui le spese sono trasparenti e i cittadini possono controllare e partecipare ci sono meno sprechi e più efficienza.
Per questo paesi come gli USA (con la piattaforma¬†Open Government) e la Gran Bretagna (che ha ingaggiato un certo Tim Berners-Lee per farsi spiegare come rendere pubblici i dati pubblici), spinti anche da movimenti d’opinione, iniziano a rendere disponibili i dati sul funzionamento della pubblica amministrazione in modo da permettere a chiunque di aggregarli o elaborarli.
In Italia nonostante tante belle parole il governo e gli amministratori pubblici stanno facendo molto poco per rendere liberamente disponibili i dati (anzi, c’è addirittura chi minaccia di oscurarli per motivi di ordine pubblico) e seguire una filosofia di Open Data. Continue reading

l’iPad è utile? dipende se trovi un’app giusta per te

Negli ultimi tempi la domanda che mi fanno più frequentemente (e immagino capiti a tanti altri) è questa.
“Mi serve l’iPad?” “È utile?”.
La risposta è sempre: “dipende, se trovi l’app giusta per te (almeno una) diventa uno strumento insostituibile, altrimenti è solo un bellissimo pezzo di plastica”.
Ma la successiva domanda è quella che arriva al punto: “Ci posso installare XYZ?” (dove XYZ è generalmente un software professionale).

Il punto è proprio questo, l’iPad non è un personal computer, non è un notepad, non è un netbook.
Cioè non è un dispositivo multiuso come il computer a cui siamo abituati, in cui il valore dello strumento è proporzionale alle possibilità offerte (ingressi, uscite, potenza, capacità ecc.).
Persino gli smartphone ci stanno abituando a questo modello: poterci fare tutto.
L’iPad al contrario è un dispositivo implicitamente specializzato. In cosa? Continue reading