obbligo contro invito: dalla comunicazione all’interazione

Quante volte prendendo la metropolitana scegliamo le scale tradizionali invece delle comode scale mobili anche per brevi tratti?
Probabilmente molto poche anche se non trasportiamo bagagli pesanti, e il risultato è scale mobili intasate e scalini liberi.
Può sembrare un dettaglio, d’altronde le scale mobili sono lì per essere usate, ma in realtà per chi gestisce una metropolitana può diventare un collo di bottiglia, con file, costi di manutenzione e soprattutto un’impedimento all’utilizzo per chi ne ha più bisogno.

A Stoccolma hanno provato a immaginare un modo per risolvere il problema: come far sì che il pubblico usi le scale e non quelle mobili?
Sembrerebbe un problema non facile visto che queste ultime sono indubbiamente più comode e veloci, e rappresentano ormai la scelta più immediata per tutti.
Il problema comporta necessariamente di instaurare un livello di comunicazione col pubblico.
Ci sono due modi per farlo.
Il primo è indirizzare con decisione la gente verso le scale, per es. con dei cartelli di avvertimento, di spiegazioni, oppure spegnendo per brevi periodi di tempo quelle mobili.
In altre parole comunicando alla gente un obbligo.
Un obbligo però non viene percepito positivamente dagli utenti in termini di qualità del servizio, anche se si cerca di spiegarlo approfonditamente, e soprattutto è costoso perché prevede un successivo controllo del suo rispetto (certamente molto meno in Svezia che in Italia).
Sarebbe, invece, molto meglio se la gente utilizzasse spontaneamente le scale. Come fare?
Ecco la soluzione architettata nella stazione di Odenplan, Stoccolma.

Non fate caso al linguaggio pubblicitario del video, la soluzione adottata sembra funzionare davvero.
I passeggeri hanno voglia di prendere le scale, sono incuriositi, vogliono giocare e le scale mobili sono vuote.
Ecco allora il secondo modo possibile: comunicare al pubblico con un invito.
Non ha bisogno di controlli e viene percepito come un valore aggiunto, un’attrazione.
Il modo per metterlo in pratica è passare dalla comunicazione all’interazione.

Ora si potrebbe dire che anche questa impostazione contiene delle controindicazioni, certamente mettersi a giocare sulle scale come su un pianoforte potrebbe creare degli intasamenti, ma non è questo il punto.
Il punto è che si è scelta le strada in cui si sta evolvendo la comunicazione in questi anni, che è quella dello scambio, della reciprocità, del focus sull’individuo e non sulla massa.

Questo esempio rende l’idea di un nuovo modo di fare comunicazione oggi e del suo rapporto con il passato.
Da un lato esiste ancora un vecchio approccio, un mondo suadente che parla e non si attende risposte, che è interessato a convincere, spingere, indurre, smuovere.
Dall’altro sta crescendo un nuovo modo, che non ha bisogno di riferimenti espliciti perché dialoga con il pubblico mettendosi sullo stesso piano, ascoltando prima di parlare, limitandosi a creare il contesto all’interno del quale¬†la gente può esprimersi liberamente e creativamente.
E’ il confronto, che viviamo, tra la filosofia dell’obbligo e quella dell’invito, il passaggio dalla comunicazione all’interazione.

p.s. ecco un altro video girato da un cittadino che mostra la stazione di Odenplan


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2 thoughts on “obbligo contro invito: dalla comunicazione all’interazione

  1. Luis

    Molto interessante, purtroppo mi sa che la società svedese è leggermente più evoluta e ricettiva di quella italiana…

  2. Luca Alagna Post author

    senza dubbio in Italia abbiamo ancora molta strada da fare (e non solo a causa di motivi culturali, anzi)… ma più che una proposta concreta nel progettare le interazioni col territorio la vedrei come un invito a riflettere su un nuovo modo di vedere la comunicazione, anche da noi.

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