Uno dei temi caldi della campagna elettorale in corso è il ruolo che la Rete può giocare nella caccia ai voti.
Naturalmente Internet è già utilizzata da tempo in politica e i Social Media (tra cui Facebook) hanno assunto un ruolo stabile ma è in particolare Twitter che sta attirando le maggiori curiosità per la fama e l’eco che è riuscito a guadagnarsi negli ultimi anni sui mass media tradizionali.
Le misure quantitative sul ruolo di questa modalità di interazione sono attualmente poco significative (al contrario dei media classici a cui siamo abituati) anche perché non abbiamo la conoscenza completa del contesto in cui agiscono, che potrebbe estendersi quasi in ogni ambito.
D’altro canto le misure qualitative, compreso il discusso sentiment, mancano ancora di solidi modelli interpretativi lasciando per adesso come unica strada le buone pratiche di strategia.
Il paradosso in un sistema come Twitter che macina tanti dati (500 milioni di tweet al giorno) è proprio quello di non avere ancora abbastanza dati (e modelli) per capire davvero.
All’origine di questa incertezza c’è anche Twitter stesso, il cui modello di business è ancora empirico, che rilascia dati con grande lentezza e prudenza e cerca di rendere l’interazione esterna con i propri dati non agevole o molto costosa.
Non esistono insomma delle statistiche periodiche pubbliche sull’utilizzo e su ogni aspetto di Twitter, anche a livello locale.
Sappiamo ufficialmente che gli utenti attivi nel mondo sono 200 milioni ma non abbiamo molti altri dettagli.
Esistono naturalmente numerose ricerche (più o meno valide a seconda del loro valore statistico) sui numeri di twitter che ci mancano ma pur sempre privi dell’aspetto analitico originario che ci aspetteremmo da un sistema di questo tipo.
Se vogliamo analizzare Twitter in un ambito, come quello politico, potrebbe essere interessante partire definendo il contesto più semplice: quanti elettori davvero usano Twitter?
Possiamo cercare di approssimare questo numero, almeno per difetto, usando come modello le statistiche ISTAT sugli italiani.
Prima di tutto ci serve di sapere quanti italiani usano Twitter.
Questo numero non esiste ufficialmente ma Vincenzo Cosenza di Blogmeter.it ha calcolato a giugno 2012 che sono 3.640.000 i visitatori mensili unici quindi sia persone che interagiscono sia semplici lettori.
Nel frattempo il numero è certamente aumentato ma ipotizziamo che non si sia mosso da lì.
Ora ci serve il numero di elettori italiani: si tratta all’incirca degli italiani maggiorenni.
Al posto del numero (50.396.628) di elettori, usato da tutte le società di sondaggi impegnate in questi giorni, per uniformità col resto del ragionamento andiamo a vedere le statistiche ISTAT 2012 (sono due numeri che differiscono di poco): 50.128.000.
Secondo l’ISTAT nel 2012 gli italiani che hanno usato internet sono stati il 52,5%.
Dobbiamo però considerare che l’intensità di utilizzo della Rete può variare molto: da chi lo usa ogni tanto in ufficio su un pc desktop a chi ne fa uso frequentissimo mobile con un iPhone.
È evidente per la natura tecnologica che in Italia Twitter è, almeno per ora, un sistema per gli utenti più evoluti (o nativi digitali).
Consideriamo quindi solo chi fa uso un po’ più frequente della Rete, cioè coloro che la usano su base mensile, e tra loro molto probabilmente troveremo tutti gli utenti di Twitter.
La percentuale di minorenni tra loro è del 14,8%.
Se ipotizziamo di trovare lo stesso schema di utilizzo nella popolazione anche all’interno di Twitter e lo estendiamo al numero totale degli utilizzatori otteniamo che su Twitter probabilmente interagiscono quasi 3,1 milioni di elettori cioè il 6,2% del corpo elettorale.
Di solito la demografia in Italia in ambiti tecnologicamente evoluti è spostata verso le fasce d’età più basse quindi un’ipotesi di questo tipo potrebbe sembrare eccessiva (cioè i minorenni in realtà sono di più) ma bisogna considerare che le preferenze dei più giovani sono sempre andate a Facebook (come si è visto fino ad oggi dall’Osservatorio Facebook) lasciando storicamente Twitter in mano agli adulti (come si evince fino al 2011 per gli hashtag più discussi tra quelli italiani).
Solo nell’ultimo anno c’è stato un deciso aumento di minorenni su Twitter (e lo si vede dalla lista quotidiana dei trending topic italiani su Twitter da inizio 2012), alcuni forse migrati da Facebook, che probabilmente non ha colmato lo squilibrio (si tratta pur sempre di un fenomeno limitato principalmente ai fandom musicali e dintorni) quindi un’ipotesi di questo tipo è ancora plausibilmente riduttiva.
In tutto questo se considerassimo una crescita degli utenti Twitter italiani in linea con lo scorso anno (poco più del 110% secondo Blogmeter) gli elettori su Twitter proiettati nel 2013 salirebbero al 6,9%.
Nel caso la percentuale di minorenni fosse del 20% gli elettori oscillerebbero tra il 5,8% e il 6,5%.
Se fosse (poco plausibile, su Facebook è al 14% circa) del 30% si va dal 5,1% al 5,6%.
Da notare che sarebbe molto più difficile fare ulteriori approfondimenti basati sul modello ISTAT (per es. sul genere o sull’istruzione) perché meno generali e più aleatori.
Di seguito un’infografica riassuntiva con qualche elaborazione grafica.
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