Twitter è un news network: i brand diventano produttori di contenuti veri

In quanti e quali modi può essere usato Twitter per comunicare?
Non ci sono limiti, al di là del vincolo dei 140 caratteri per ogni messaggio (o tweet), ma questo non significa che non si sia affermato un modo prevalente di usarlo, che ne sta determinando successo e diffusione nel mondo.
Twitter non è come Facebook (o come altri social network), non ha quei numeri, non implica quei comportamenti.
Questo perché Twitter non è un social network.
Viene definito una piattaforma di microblogging ma credo che questo non descriva a sufficienza le sue reali caratteristiche e potenzialità.

Twitter in realtà è un news network, una piattaforma basata sulle notizie, anche se non necessariamente in senso classico come quelle fornite dalla CNN.
Nell’era digitale l’ecosistema dell’informazione sta cambiando profondamente e tutti siamo produttori di notizie.
Ovviamente non sempre notizie determinanti per l’umanità ma spesso interessanti per gruppi più o meno estesi di persone.
Siamo nel momento di passaggio tra l’era dell’audience e quella digitale in cui si impone il modello della rete: dal villaggio globale ai mille villaggi, alle numerose tribù, fino ai singoli membri.
Così mentre Facebook si concentra sull’identità, sulle relazioni e connessioni, Twitter è basato sui contenuti.

Twitter è un canale per dire qualcosa, non per stabilire connessioni.
Per questo motivo secondo alcuni studi la piattaforma favorisce chi propone (e mette link di) contenuti interessanti rispetto a chi cerca di curare maniacalmente la propria rete di contatti.
È un sistema che non è autoreferenziale come Facebook, non si astrae dalla realtà fuori Internet ma ne importa parzialmente i valori.
Su Twitter non c’è solo coda lunga ma ci sono le hits, una manciata di profili raccolgono milioni di contatti: sono le star dello showbiz o i personaggi famosi che fin dall’inizio ne hanno decretato il successo.
Ma più che i contatti sono importanti le interazioni: solo il 29% dei tweet generano una reazione, sia essa una risposta (quelle caratterizzate dal simbolo “@”, 23%) o un prezioso re-tweet (in breve RT, 6%), vero meccanismo di diffusione della news stessa.
Inoltre si può seguire qualcuno senza essere autorizzati, solo il 22% scambia contatto reciproco.
E questo “nuovo pubblico” non è solo quello degli iscritti al network ma si estende a chiunque su Internet: se non si è in modalità privata, i tweet sono visibili in molte applicazioni esterne e sono ritrovabili in tempo reale persino su Google.
Paradossalmente ci si potrebbe informare tramite Twitter senza neanche sapere cosa è Twitter.
La piattaforma, quindi, non obbliga alla partecipazione ma fornisce più livelli di coinvolgimento.
In questo Twitter assomiglia di più al broadcasting che alla struttura orizzontale tipica dei social network.
Si potrebbe dire per analogia, come la TV analogica ha avuto un ruolo nel ventesimo secolo lo stesso potrebbe avere Twitter nel contesto social e digitale del ventunesimo.

Avete mai visto o letto testate giornalistiche o notiziari televisivi citare Facebook come fonte?
Per Twitter, un network con un terzo degli utenti, questo accade spesso; persino in Italia, che non brilla per diffusione della cultura digitale.

leggere Repubblica.it che riporta Twitter come fonte non ha prezzo http://bit.ly/cI0HAt
@ezekiel
Luca Alagna

Twitter però non sostituisce il sistema informativo preesistente, vi si affianca specializzandosi in news dell’ultimo secondo, news da luoghi irraggiungibili per i giornalisti tradizionali o poco coperti dai media, approfondimenti o news iperlocali che non trovano posto nell’agenda dei media.
È lo spazio all’informazione dal basso ma anche la voglia di¬†partecipare virtualmente a un evento.
Al punto da diventare anche strumento prediletto per seguire e commentare insieme (tramite la condivisione di hashtag specifici, il termine precedute dal simbolo “#”, es. #iranelection), in inediti gruppi di ascolto distribuiti, eventi televisivi e fiction.
E lo sarà ancora di più con i nuovi modelli di schermi tv che integrano Internet, come la Google TV appena lanciata da Sony con sistema operativo Android, e la possibilità di fare tutto questo dallo schermo del salotto.

E i brand che vantaggio hanno a usare Twitter?
La CNN dopo l’estate delle rivolte in Iran, dopo esser arrivata costantemente in ritardo, ha aperto una redazione Twitter fissa ma un’azienda come lo può usare?
Innanzitutto per monitorare l’umore rispetto al brand o ai prodotti.
Si è così diffusa l’usanza di twittare il proprio parere sull’ultimo film in uscita che molti scelgono come passare una serata al cinema non più dalle recensioni sulle riviste ma dai commenti online, e c’è anche chi ne ha fatto sistemi di consigli cinematografici da Twitter.
È solo un esempio tra tanti ma non dimentichiamo che i milioni di tweet giornalieri finiscono integrati in Google pronti a venir fuori in ogni ricerca a tema.
Inoltre la reattività di chi usa Twitter risulta molto più alta della media.
Il CTR (click through rate, la percentuale di click su un link rispetto a quante volte viene visualizzato) è a livelli inverosimili rispetto alla media su Internet, anche se questo non significa che debbano essere usate direttamente forme abituali, e un po’ logore, di advertising online.

In realtà il ruolo del brand è più profondo e investe la sua recente trasformazione nei contesti digitali.
Con la rivoluzione social che sta cambiando molte abitudini i brand stanno scendendo dal piedistallo per tornare a parlare tra la gente, al loro stesso livello.
Nel fare questo non sono più sponsor, finanziatori, ospiti da tollerare, consigli per cui pazientare ma veri produttori di contenuti, storyteller.
Non hanno tanto bisogno di stabilire connessioni asettiche quanto di raccontare.
Ecco che Twitter, questa nuova forma di tv in cui gli stessi spettatori partecipano e sono antenne, sembra particolarmente adatto ad ospitare queste notizie, o meglio queste narrazioni.
Ma, ancora una volta, Twitter non può essere usato da solo.
La notizia è un frammento di storia, la storia ha un contesto e il contesto non esiste necessariamente solo dentro la piattaforma, esiste, o va costruito, anche fuori.
Forse è questo il grande vantaggio di Twitter, il fatto che si possa, e si debba, usare in sinergia con l’esterno e con l’esistente, invece di richiedere il dominio esclusivo.


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