quando wikileaks fornisce i numeri al giornalismo: gli avamposti strategici degli USA

Uno dei meriti di Wikileaks è di stimolare la ricerca e la verifica dei fatti attraverso l’elaborazione di una grande mole di dati grezzi.
È il data journalism, che in questi mesi trae beneficio anche dal movimento di pensiero dell’Open Data che sempre più paesi e amministrazioni stanno adottando.
Nel caso del gruppo di Assange i dati resi disponibili sono anche molto preziosi perché tenuti riservati e non ottenibili in nessun altro modo.
Ne risulta che le rivelazioni del #Cablegate non risiedono tanto nel contenuto (spesso al limite del gossip, altre volte no) dei messaggi quanto nelle elaborazioni che si possono ottenere cercando le informazioni più nascoste.

Allo stato attuale Wikileaks ha rilasciato al pubblico poco più dell’1 per mille dei dati in suo possesso e a quanto pare lo farà molto lentamente.
Quindi dovremo aspettare per condurre analisi approfondite.
Inoltre i cinque quotidiani (The Guardian, El Pais, Der Spiegel, New York Times, Le Monde) che hanno ricevuto in anticipo tutti i dati ne hanno scartato molti per motivi di privacy/sicurezza e hanno estratto una quantità limitata di storie di interesse per i propri lettori (il Guardian ha anche fornito delle elaborazioni interessanti e un insieme dei dati senza i contenuti).

Ho provato ad utilizzare una delle tabelle già complete fornite da Wikileaks per mettere in relazione l’importanza associata a un messaggio dal Dipartimento di Stato USA con ciascuna area del pianeta.
I messaggi scambiati dalla diplomazia americana sono classificati principalmente in tre modi: secret, confidential, unclassified.
In realtà esistono livelli superiori (come top secret) ma Wikileaks non ha avuto accesso a questo tipo di documenti.
Dei tre quello più cruciale naturalmente è secret.
Possiamo allora provare a incrociare la quantità di messaggi classificati secret con i luoghi nel mondo da dove sono stati inviati.
Quello che stiamo cercando sono le zone del pianeta da cui la politica estera USA gestisce i propri interessi (se si usa una classificazione secret si suppone ci sia un buon motivo), al di là delle dichiarazioni di facciata o delle attenzioni generali (l’insieme di tutti i messaggi scambiati da un luogo).

Per fare questo ho usato un software online, VIDI, che permette di creare interessanti grafici dinamici.
Per semplificare visivamente ho eliminato i luoghi con meno di 100 messaggi secret (se consideriamo l’arco di tempo più che decennale al quale si riferiscono i dati si tratta di un contributo esiguo).
Il risultato è questo (il caricamento è lento a causa delle API di Google, bisogna aspettare una ventina di secondi).

N.B.: mi rendo conto che esce fuori dal mio template grafico ma ho preferito lasciarlo abbastanza grande, anche perché finalmente presto cambieremo layout a Stilografico.com migliorandolo un po’…

La cosa che si nota subito, e che ci si aspettava, è la concentrazione di messaggi nelle zone di guerra.
Ma subito dopo si può vedere come gli USA sembrano posizionarsi strategicamente sull’asse Europa-Medioriente, una rotta che si sovrappone a quella dei gasdotti e del petrolio.
In particolare si mettono in evidenza Ginevra e Ankara.
La prima è crocevia della diplomazia internazionale ONU che gli USA hanno dimostrato di voler addirittura spiare.
La seconda è la capitale della Turchia che viene considerata, evidentemente, un paese chiave in tutta la regione, anche per la vicinanza con l’Iran.
Più in basso è tra le più importanti Sana’a.
È la capitale dello Yemen ed è avamposto cruciale nella regione tra penisola arabica e africa orientale in cui si sta concentrando Al-Qaeda.
Tra le carte di Wikileaks è addirittura venuto fuori che gli USA conducono operazioni militari segrete in territorio yemenita.
Questo interesse, unito a quello per Addis Abeba e Nairobi, mostra quanto l’attenzione degli USA si stia spostando lì: i venti di guerra iniziano a soffiare?
Notevole anche (per motivi simili di lotta alla jihad) l’interesse per la Nigeria.
Anche Roma (che oltre a essere capitale d’Italia concentra sullo stesso territorio il Vaticano e la FAO-ONU) sembra una posizione privilegiata (molto più di Madrid e Londra per es.).
Infine si fa notare la poca presenza in centro-sud America.
Sarà forse perché non viene ritenuto più strategico? o le relazioni vengono mantenute soprattutto attraverso altri alleati (non a caso Bogotà è così presente)? o forse dominano i messaggi top-secret (di cui ignoriamo il peso)?
Da questa elaborazione non si può capire, l’analisi dovrebbe continuare perché, naturalmente, questa ne costituisce solo una parte.


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3 thoughts on “quando wikileaks fornisce i numeri al giornalismo: gli avamposti strategici degli USA

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  2. Federico Simonetti

    un articolo intelligente e ben fatto.
    la disposizione dei dati sugli assi dei gasdotti è sicuramente la più inquietante ma, dopo la guerra in Afghanistan, forse la più prevedibile. mi meraviglia, piuttosto, il numero relativamente basso di notizie da Mosca (163) e da Pechino (218) che comunque al momento sono i maggiori competitors dell’egemonia americana.
    La cosa più sorprendente, se vuoi la mia, è il modo in cui le notizie si diffondono, ormai in modo veramente virale. E che una realtà innovativa come Wikileaks sia riuscita in pochi anni a diventare una potenza mondiale.

    Comunque, in bocca al lupo per la nuova grafica, la aspetto con ansia;
    proverò di certo VIDI (che non conoscevo e che mi pare un tool eccellente). Grazie di cuore e complimenti per l’articolo!

  3. ezekiel2517

    Grazie Federico, si potrebbe considerare un altro fattore: la consapevolezza di poter essere spiati in posti come Caracas, Mosca o Pechino.
    Le contromisure a questo potrebbero spiegare l’aumento delle attività nelle nazioni limitrofe o l’interazione affidata a governi particolarmente amici (penso alla Colombia per il Venezuela).

    Sul template, è un po’ che non mi soddisfa più, penso a qualcosa di molto semplice e leggibile, speriamo presto 🙂

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