Category Archives: comunicazione

12 consigli su Twitter: #3 pensa in 140 caratteri

Questo post fa parte di una serie di 12 brevi consigli e spunti per chi si sta avvicinando a Twitter e per i più esperti.

Twitter è un network che nasce già con il gene dell’ubiquità e dei contenuti multipiattaforma.
Il limite di 140 caratteri per ogni messaggio fu creato per compatibilità con gli SMS (in realtà il limite per gli SMS è 160 ma pensarono di riservare 20 caratteri per inserire il nickname nell’intestazione).
Ancora oggi molti inviano e ricevono tweet via SMS, in alcuni paesi grazie ad accordi con le compagnie telefoniche la ricezione è addirittura gratuita (in Italia non è più possibile, solo l’invio).

One could change the world with one hundred and forty characters.
@jack
Jack Dorsey

Il limite però può sembrare lo stesso inspiegabile (anche perché per gli SMS è stato ben superato dagli SMS concatenati) e penalizzante per esprimere compiutamente un’opinione, un pensiero o descrivere una situazione.
In realtà il limite nei messaggi è una delle idee più brillanti della storia del web 2.0 e si è trasformata in una grande virtù di Twitter. Continue reading

12 consigli su Twitter: #2 scegli bene i contatti da seguire

Questo post fa parte di una serie di 12 brevi consigli e spunti per chi si sta avvicinando a Twitter e per i più esperti.

Twitter è un sistema aperto ai non iscritti, trasparente e visibile dall’esterno come contenuti,¬†nessuno ti obbliga a ricambiare il contatto.
Puoi seguire un gruppo di contatti ed essere seguito da altri differenti senza alcun problema.
L’unica eccezione è per i profili privati, che possono essere letti solo dopo l’approvazione del titolare, e i messaggi privati diretti tra due persone, che richiedono anch’essi un contatto reciproco.
Nel caso si voglia entrare in contatto con qualcuno (e sia accettabile farlo pubblicamente) non è neanche indispensabile il messaggio privato basta nominarlo nel tweet, cioè inserire il suo riferimento (è la @ seguita dal suo nickname) che rappresenta anche un buon collegamento per chi vi legge.
Il tuo tweet comparirà nella lista dei suoi “mentions” (“menzioni” in italiano) ma attenzione a non abusarne perché esiste la funzione di blocco degli utenti molesti o degli spammer. Continue reading

12 consigli su Twitter: #1 Twitter non è Facebook

Questo post fa parte di una serie di 12 brevi consigli e spunti per chi si sta avvicinando a Twitter e per i più esperti.

Sembra banale ma molta gente (soprattutto in Italia) arriva a Twitter da Facebook come prima esperienza sociale digitale.
Inoltre capita che molti siano influenzati dal gran parlare che si fa in generale dei social network sulla stampa o in TV.
Infine c’è anche chi pensa che siano strumenti in grande sinergia e quindi gestibili in maniera analoga.
Ecco, Twitter non è un social network, semmai è un News Network.
Se Facebook è basato sulle identità, Twitter è basato sui contenuti; se Facebook stabilisce relazioni, Twitter stabilisce flussi di notizie (no, non necessariamente quelle giornalistiche).
Twitter è mediamente più coinvolgente di Facebook perché invita a una partecipazione più attiva.
A differenza di quest’ultimo, si possono scegliere implicitamente almeno due livelli di partecipazione: come editori o come lettori.
Nel primo caso si può scegliere di contribuire attivamente al flusso di notizie (ribadisco, non necessariamente quelle giornalistiche), nel secondo si può decidere di essere prevalentemente lettori ¬†e diffusori (che non significa inattività o non scrivere mai nulla, è solo un tipo di impegno più moderato).
Ecco una delle spiegazioni per cui il livello di popolarità di Twitter (anche nei mass-media) è molto alto, lo stesso di Facebook, mentre il numero degli iscritti (150 milioni nel mondo è l’ultimo dato disponibile si parla di 200 milioni per la fine del 2010) è decisamente inferiore a quello dell’azienda di Zuckerberg.
Ed ecco perché esiste ¬†gente che legge regolarmente Twitter senza neanche essere iscritto.
Chi decide di tenere un profilo su questo network è più propenso all’interazione quotidiana, viceversa esistono molti profili su Facebook che sono, di fatto, inattivi per lunghi periodi. Continue reading

che cos’è davvero virale su Internet e perché?

Prendo spunto dalla tendenza di questi giorni su Facebook, quello di cambiare la foto del proprio profilo con quella del proprio cartone animato preferito, di cui si sono occupati persino i quotidiani, per fissare qualche idea sulla comunicazione virale, la vera chimera dei comunicatori e dei marketer su Internet.

Che cos’è un contenuto virale?
È un messaggio in grado di replicarsi quando entra in contatto con qualcuno.
Se vi ricorda il meccanismo del raffreddore o dell’influenza, è questo il motivo per cui si usa il termine virale.
Pur non esistendo il concetto fino alla crescita di Internet negli anni ’90 se guardiamo indietro ci si rende conto che la ricerca della popolarità di un messaggio tramite questo meccanismo faceva già parte dei mass media, della tv tradizionale, soprattutto nella pubblicità: chi non ricorda slogan celebri come “Perlana passaparola.” o “Milano da bere” che riuscivano a insinuarsi a lungo nei discorsi quotidiani della gente?
Non a caso la ricerca della viralità su Internet spesso è il pensiero frequente delle agenzie o dei comunicatori orfani della tv, abituati ad avere a che fare con un mezzo di comunicazione di massa e un’audience.
Ma, come ormai sappiamo, Internet non fa propriamente parte dei mass media, e l’audience è stata sostituita dai mille network.

C’è differenza tra ricerca della popolarità e ¬†l’utilizzo della viralità digitale?
Cercare di sfruttare l’appartenenza del pubblico a uno stesso contesto (Internet) condividendo un’emozione o uno stesso interesse per il contenuto con tutti gli altri non utilizza necessariamente il pieno potenziale della comunicazione virale su Internet.
Assomiglia all’approccio televisivo declinato per la Rete, quello dell’audience, della ripetizione ossessiva (che era indispensabile con un mezzo di comunicazione che richiedeva la presenza sincrona) che si tramuta in onnipresenza digitale.
Ma in questo ogni condivisione è identica, immutabile, e cerca solo di raggiungere più spettatori possibili.
Quando si introducono questi ingredienti si generano a volte dei numeri elevati ma con un piccolo difetto: non sono gli stessi numeri di mass media come la tv, hanno un significato diverso.
Ogni fruizione del contenuto rimane passiva, se non per il commento, la condivisione (vero valore aggiunto su Internet) è solo un’opzione.
Se un video è stato visto 100 mila volte, abbiamo raggiunto (meno di) 100 mila spettatori e solo una percentuale di questi l’avrà condiviso.
Per esempio il video della Nike di Ronaldinho che si diverte a cogliere la traversa: coinvolge chi ha la passione per il calcio, desta stupore, emozione (anche se si tratta di un falso costruito a tavolino) ed è stato visto tantissime volte.

Ma che differenza c’è con uno spot TV altrettanto bello che poi viene inserito in Rete? Nessuna. Continue reading

Twitter è un news network: i brand diventano produttori di contenuti veri

In quanti e quali modi può essere usato Twitter per comunicare?
Non ci sono limiti, al di là del vincolo dei 140 caratteri per ogni messaggio (o tweet), ma questo non significa che non si sia affermato un modo prevalente di usarlo, che ne sta determinando successo e diffusione nel mondo.
Twitter non è come Facebook (o come altri social network), non ha quei numeri, non implica quei comportamenti.
Questo perché Twitter non è un social network.
Viene definito una piattaforma di microblogging ma credo che questo non descriva a sufficienza le sue reali caratteristiche e potenzialità.

Twitter in realtà è un news network, una piattaforma basata sulle notizie, anche se non necessariamente in senso classico come quelle fornite dalla CNN.
Nell’era digitale l’ecosistema dell’informazione sta cambiando profondamente e tutti siamo produttori di notizie.
Ovviamente non sempre notizie determinanti per l’umanità ma spesso interessanti per gruppi più o meno estesi di persone.
Siamo nel momento di passaggio tra l’era dell’audience e quella digitale in cui si impone il modello della rete: dal villaggio globale ai mille villaggi, alle numerose tribù, fino ai singoli membri.
Così mentre Facebook si concentra sull’identità, sulle relazioni e connessioni, Twitter è basato sui contenuti. Continue reading

secondo la Cassazione Internet non è la carta, servono regole diverse

Una sentenza della Corte stabilisce che il gestore di un blog o il direttore di un giornale online o un hosting provider non possono essere responsabili di “omesso controllo” in caso di contenuti diffamatori, come previsto dall’art 57 c.p. per la stampa cartacea (a meno che non ne siano già al corrente).
Si chiude quindi per il momento anche in Italia l’annosa vicenda che vedeva la comunicazione online a continuo rischio di censura soprattutto a causa dei caratteristici commenti e delle interazioni dei lettori (pardon, amici).
Infatti con la presunta ed erronea equiparazione tra carta e web qualsiasi commento diffamatorio sfuggito al controllo del gestore o anche presente per un periodo limitato di tempo prima di essere cancellato (ma adeguatamente registrato) poteva portare a conseguenze penali.
Questo comportava una forma di abuso abbastanza diffuso: per colpire qualcuno bastava inserire artificiosamente e “anonimamente” un commento diffamatorio. Continue reading

i video-messaggi su internet sono uguali alla TV o permettono la replica?

Dopo la febbre del video-messaggio di Fini su Internet i giornalisti tradizionali iniziano a porsi delle domande.
Filippo Ceccarelli su Repubblica si chiede se non sia una comunicazione unilaterale, comoda, priva di interruzioni e di repliche.
Associa il video di Fini a quello di Berlusconi nella stessa giornata e paragona il tutto all’inizio della videocrazia nel 1994.
L’aspetto divertente è che lo fa scrivendo da una pagina web in cui la gente (quelli che erano “i lettori”) può interagire, lasciare commenti e consigliare l’articolo ai propri amici su Facebook (già in 261 lo hanno fatto).
Come si coniuga, invece, questa voglia matta di interruzioni e di domande scomode da parte dei giornalisti tradizionali con le interviste in TV che si trasformano in veri e propri comizi solitari e le conferenze stampa che molto spesso finiscono con gli applausi (ripeto: gli applausi) della stampa presente?

Il video ufficiale di Fini su YouTube (quello pubblicato dalla redazione d Libertiamo.it) a poche ore dalla pubblicazione raccoglie già 480 commenti.
Vi immaginate un giornalista che fa 480 domande o osservazioni a un politico? In Italia non si è mai visto.
In realtà il video è stato ripreso e pubblicato da centinaia di siti, ognuno con i loro commenti, dai TG nazionali, dai siti dei quotidiani stranieri con i commenti nelle relative lingue. Continue reading

i Social Media spesso arrivano anche ai mass-media. Gratis. si può prevedere di guadagnare spazio in TV?

Lucas Cruikshank è un attore di 17 anni che è diventato un cult negli USA.
Ha passato gli ultimi anni ad interpretare il personaggio di un 6-enne un po’ svitato, Fred Figglehorn, su YouTube.
Al suo canale online sono iscritti 2 milioni di persone e i suoi video casalinghi fino ad oggi sono stati visti 600 milioni di volte.
La popolare TV Nickelodeon lo ha scritturato e sabato Lucas debutterà sul piccolo schermo con il suo primo film “Fred” ma già è partito il progetto di una sua serie TV per il 2011 dal titolo “Marvin, Marvin”.

Il web è sempre stato pieno di tentativi di farsi notare per arrivare ai mass-media ma ora con i Social Media sembra che siano esattamente le culture provenienti da Internet ad interessare TV, radio e carta, non le loro imitazioni.
È proprio nella natura di Internet, al contrario per es. della TV, di affiancarsi e collaborare con altri media teoricamente autosufficienti o autoreferenziali.
Questo vuol dire che è sempre possibile avere spazio in TV attraverso i Social Media? No. Ma è plausibile a patto di mantenere originalità e genuinità nella proposta alla propria rete online.
In altre parole via i classici format e le vecchie idee su “ciò che funziona sempre” e spazio alla creatività e al coraggio. Continue reading

i Social Media fanno piccoli numeri? e con quali metriche li stiamo misurando?

È la considerazione prima in classifica tra i top manager italiani, soprattutto di chi è vicino al mezzo televisivo: “i Social Media? sì molto belli, ma sono numeretti“.
Eppure vediamo sotto i nostri occhi cambiamenti rilevanti dovuti a Internet, nell’informazione (dall’Iran a Wikileaks), nella politica (quando vediamo scendere in piazza un milione di persone che si sono dati appuntamento su Facebook), nella vita privata (quanti non danno più il cellulare ma il contatto Facebook?) e così via.
Sembra un fenomeno imperscrutabile ma di cui abbiamo la certezza di un’affermazione futura.
In realtà i Social Media stanno già cambiando la nostra vita, il mercato, i comportamenti d’acquisto solo che non abbiamo ancora strumenti univoci per misurarlo come accade per la TV.
La TV ha caratterizzato un’epoca, ha segnato l’affermazione della comunicazione di massa (e della cultura di massa) ma ora viene affiancata da un altro mezzo, Internet, che non la sostituisce (non punta a sostituire alcun media) ma la cambia.
Stiamo passando dall’era dell’audience all’era dei gruppi sociali. Continue reading

le news online non uccidono quelle tradizionali anzi l’aiutano: gli americani si informano sempre più grazie a Internet

Un ricerca di Pew Research Center rivela che il consumo di informazione degli americani è cresciuto.
L’informazione online, in grande crescita, non intacca quella tradizionale e il risultato è che la gente dedica più tempo rispetto al passato a seguire le news, su ogni mezzo.
È decisamente una buona notizia perché maggiore informazione, con contributi più eterogenei grazie al web, migliora la democrazia, inoltre il mondo online evidentemente stimola un comportamento positivo.
Non si avverano, quindi, le maldestre previsioni di morte dell’informazione tradizionale a favore di quella online: con la prima gli americani passano, proprio come 10 anni fa, 57 minuti al giorno ma aggiungono 13 minuti di news online (solo su PC) per un totale di 70 min al giorno, un record storico.

In particolare per i quotidiani più importanti l’informazione online sembra fare da traino alle vendite cartacee.
Per esempio l’età dei lettori del New York Times è inferiore alla media nazionale ed è senza dubbio collegato al successo del quotidiano online.
In altre parole: le testate che non sanno innovare e rinnovarsi muoiono lentamente con l’età media dei propri lettori.

la ricerca completa: Americans Spending More Time Following the News