il valore condiviso dell’informazione e il caso Reporter di Repubblica.it

La vicenda di Reporter, un’iniziativa di Repubblica.it che prevede contributi diffusi, già simile ad altre nel mondo, e delle polemiche e i dubbi sulla remunerazione dei partecipanti mette a nudo una zona grigia di passaggio dai modelli editoriali economici a cui eravamo abituati a quelli nuovi.
Innanzitutto il tema del precariato nel giornalismo è reale e molto serio.
Alcuni editori sfruttano un’incerta sovrabbondanza di offerta per sottopagare e sfruttare, altri si fanno semplicemente trasportare dal “mercato” senza opporsi, i vecchi pilastri come la carta, la pubblicità e i finanziamenti languono.
Non c’è bisogno di aggiungere che questo meccanismo oltre a non tutelare i lavoratori genera pessima informazione e quindi danneggia l’interesse pubblico.
Dall’altra parte una grande massa di appassionati ed entusiasti (ex) lettori immette volontariamente e continuamente materiali interessanti e liberamente fruibili.
Le iniziative e i contenuti dei citizen journalist sono spesso sostenuti e amplificati con la stessa passione dagli altri, a volte persino dai mezzi stampa, ma non è chiaro in cambio di cosa o di quanto.
Abbiamo due situazioni che da sole sono insostenibili è inevitabile che cerchino un punto di incontro.
Il problema è: su quale base di remunerazione?
Parliamo solo di denaro? Continue reading

Twitter Divide

Cosa spinge un intellettuale acuto come Michele Serra a prendersela con Twitter?

Embedly Powered

La polemica è forte e prolungata, nonostante non sia stato il primo (né in Italia né all’estero) a muovere critiche di questo tipo, al punto da spingerlo a ben due repliche.
Infatti dopo la sua prima invettiva, nella storica rubrica L’Amaca, i commenti dentro e fuori Twitter sono stati innumerevoli e altrettanto forti (i principali: Luca Sofri, Davide bennato, Fabio Chiusi).
La sua prima replica, via telefono (sic) registrata in un video e diffusa online, non aveva certo contribuito a placare le discussioni: Continue reading

il giornalista Social Media Editor in Italia: @annamasera a La Stampa

Finalmente anche i grandi quotidiani italiani iniziano a muoversi verso i Social Media in maniera più strutturata.
Compaiono ufficialmente figure giornalistiche specializzate, per il nostro sistema editoriale non è poco.
Mario Calabresi annuncia che la giornalista Anna Masera sarà Social Media Editor del quotidiano La Stampa.
Si tratta di un ruolo di transizione importante che esiste già nel giornalismo anglosassone.
O meglio, è esistito perché la sua funzione si sta esaurendo.
I giornalisti stanno imparando a integrare nel loro lavoro gli strumenti e i risultati permessi dai Social Media.
In definitiva stanno lentamente velocemente cambiando il loro modo di lavorare e di elaborare le news senza stravolgere l’essenza del giornalismo.
È un processo ormai inesorabile in cui, grazie anche agli esempi che sono in grado di osservare, stanno imparando un rapporto nuovo con i contenuti e con nuovi modi di relazionarsi, e saranno sempre più affiancati da strumenti specializzati, eventualmente coincidenti con il meccanismo editoriale stesso.
La linea editoriale del futuro sarà un software? Continue reading

dal citizen dentist di @riotta al citizen orthodontist #Twitter #giornalismo

Il pezzo di Gianni Riotta per la sezione libri de La Stampa restituisce una visione critica dell’informazione in Rete e sui Social Media che molti condividono da tempo.
Lo dico subito: non è più possibile, come qualche tempo fa, pensare che ci sia superficialità o scarsa conoscenza altrui del fenomeno e sperare in maggiori ulterori approfondimenti.
Il 2012 è l’anno zero delle social media news, è stato sperimentato molto ormai, se ne sono accorti tutti, se n’è scritto tantissimo (e la lista dei libri proposti da Riotta ne è un esempio).
Sono critiche fondate? Probabilmente sì e andrebbero affrontate.
Si tratta solo di uno scontro tra ottimisti e prudenti? Tra chi vede nella Rete l’avverarsi quasi messianico di un’Utopia e chi vede continuamente pericoli alla privacy, di disinformazione, addirittura di controllo di massa? Continue reading

anatomia della “morte” di Fidel Castro: Twitter è un ecosistema informativo

Che ruolo occupa Twitter (e le sue derivazioni) nel panorama informativo?
Possiamo davvero pensare di usarlo superficialmente come un’agenzia di news in grado di sfornare titoli per i newsticker dei TG?
Il caso dell’ennesima “morte” di Fidel Castro è emblematico.
Dopo l’entusiasmo di un periodo in cui si è dimostrato un modo utile per aggregare, per ricevere informazioni dai regimi con la censura, per dare alcune informazioni dal basso (e dopo la sbornia e l’attenzione dell’ultimo anno) il rischio è che possa essere scambiato per qualcosa che non è, o essere addirittura snaturato.
Twitter non è per sua natura un’agenzia di stampa, né i suoi TT (Trending Topics o Tendenze) possono essere letti come titoli editoriali: se sono lì possono esserci motivi molto diversi.

Proviamo ad analizzare il caso più recente (per casi appena precedenti si può partire da un post di Pierluca Santoro).
Nella notte tra il 2 e il 3 gennaio 2012 si sparge la voce su Twitter che Fidel Castro è morto. Continue reading

la rivincita del blog #risorgiblog

È in corso un dibattito in Rete sul (nuovo) ruolo del blog nell’ecosistema online, in particolare italiano.
Lo sta curando da vicino Giovanni Boccia Artieri che mi ha fatto una domanda, per il suo articolo riassuntivo, a proposito del nuovo blog Instant.stilografico e l’idea che c’è dietro.
Ci sarà tempo di parlare dell’idea di Instant, che sta nascendo, ma nel frattempo ne è venuta fuori una riflessione che ri propongo qui, per fissarla meglio.

come vedi la relazione fra il blog personale e
la presenza delle segnalazioni/conversazioni sui social network. E che
modello stai usando tu di integrazione. Dico integrazione non in senso
tecnico ma concettuale perché mi sembra che sia nel design che nel modo
di concepire i post e le sezioni hai sviluppato un’integrazione che è un
bellissimo progetto.

È vero che ciclicamente si parla di “morte del blog” o si fa il punto della situazione sugli strumenti ma io credo che stavolta stiamo entrando in una nuova fase.
La prospettiva non è più uniforme come prima, le informazioni (nel senso più generale possibile) si stanno sgretolando non solo in più strumenti ma in più livelli di percezione.
È vero che il blog non è mai morto, o forse è morto e poi resuscitato, ma è anche vero che il mondo dei blog di 10 anni fa non esiste più.
Da una prospettiva “editoriale” non è più possibile una Teoria del Tutto, in cui il blog aveva un suo posto ben preciso (e un suo ritmo), i Social Media offrono più livelli di percezione e il blog ne esce cambiato. Continue reading

2011, un anno, che anno. #yearinhashtag #remix

Che anno incredibile il 2011.
Un anno denso di felicità, e chi mi conosce sa che di solito non amo raccontare troppo dei miei fatti privati (anche se alla fine è venuto fuori e allora devo ringraziare infinitamente chi ha voluto condividere questa felicità con me) che stavolta mi hanno impegnato per mesi facendomi correre dietro il lavoro e le passioni.
Un anno costellato anche di grandi dolori, che ci lasciano incompleti, o ciechi senza gli occhi di chi mi ha visto (e ci ha visto) in maniera acuta e affettuosa.

Un anno in cui, finalmente, molti hanno iniziato anche in Italia ad approfondire su Twitter il valore di un modo diverso di comunicare, di informarsi, di aggregarsi in cui credo molto dal 2009 e che ha indubbiamente ancora un bel po’ di strada da fare per essere considerato sostenibile.

Un altro anno in cui ho filtrato migliaia di tweet, informazioni, fatti, collegamenti guardando negli occhi la felicità, la disperazione, la morte, la vita, la speranza.
Un anno in cui mi è capitato di parlarne in tv o di raccontarlo ai giornali (o ai giornalisti) perché è così tanto importante che sia condiviso proprio da tutti.
Un altro anno che ha cambiato le cose e che, alla fine, termina con Year in Hashtag che, come in un film, ti mostra la Storia che hai vissuto. Continue reading

l’informazione divertente funziona meglio di quella seriosa?

Secondo una ricerca della Farleigh Dickinson University negli USA gli spettatori di Fox News sono portati ad essere meno informati persino di chi non si informa del tutto.
Se non l’avete presente, Fox News, del gruppo News Corp. di Murdoch, è un canale all-news americano decisamente fazioso a favore dei Repubblicani e dei conservatori.
Sono quelli che ogni tanto mostrano “involontariamente” mappe in cui l’Egitto confina con l’Iran o in cui Sydney si trova nel nord dell’Australia.
Non meraviglia quindi che, secondo la ricerca, il 20% dei suoi spettatori pensi che il regime siriano sia già caduto per mano della protesta o che il 24% ritenga che il regime di Mubarak sia ancora in piedi, non male per un canale di news!
Probabilmente neanche in Italia riusciremmo a digerire un canale del genere. Continue reading

FAQ su Twitter per ‘star’ intraprendenti

In queste ore sembra che molti protagonisti dello showbiz italiano (soprattutto tv) si stiano iscrivendo a Twitter personalmente, fake a parte.
Sarà l’effetto Fiorello #ilpiugrandespettacolodopoilweekend, saranno le agenzie di comunicazione o i consigli di qualche altro amico famoso ma stiamo ritrovando facce da massmedia a tiro di tweet.
Molti storceranno il naso ma credo sia una cosa tutto sommato positiva per la twittosfera italiana, ancora relativamente piccola, anche se oggetto misterioso preferito dalle testate giornalistiche, che porterà forse più confusione ma probabilmente varietà di argomenti e meno polarizzazione: è il “mondo reale” baby, direbbe qualcuno.
Sono state proprio le star, e i dettagli sulla loro vita con tanto di foto, che hanno dato una spinta determinante a Twitter negli USA, trasformandosi poi lì nello strumento di news diffuse che conosciamo. Continue reading

la Primavera Araba e i social network (intervista)

Non mi piace molto l’autopromozione, preferisco cercare di diffondere contenuti, a meno che non porti un contributo di qualche interesse.
Il titolo è quello di un servizio de L’Eco di Bergamo, nella versione cartacea del 20 marzo 2011, con una mia intervista sui movimenti di rivolta arabi e i Social Media.
Mi piace diffonderlo perché è scritto (molto bene) da giornalisti “classici” animati dalla voglia di capire, senza pregiudizi, con lo spirito di cercare di informare davvero i lettori di uno storico quotidiano di carta (i quali come molti lettori italiani, ahimè, spesso non hanno grande esperienza in cultura digitale).
Sembra scontato? Non lo è sempre.
Soprattutto è una delle poche volte in cui mi è capitato che l’intervista rispecchi bene gli argomenti riuscendo a sintetizzare proficuamente la lunga conversazione con Carlo Dignola, da cui spero si possano trarre anche altri contenuti.
Insomma divulgare e informare, in uno spazio limitato, non è un affare da poco.
Buona lettura. Continue reading