obbligo contro invito: dalla comunicazione all’interazione

Quante volte prendendo la metropolitana scegliamo le scale tradizionali invece delle comode scale mobili anche per brevi tratti?
Probabilmente molto poche anche se non trasportiamo bagagli pesanti, e il risultato è scale mobili intasate e scalini liberi.
Può sembrare un dettaglio, d’altronde le scale mobili sono lì per essere usate, ma in realtà per chi gestisce una metropolitana può diventare un collo di bottiglia, con file, costi di manutenzione e soprattutto un’impedimento all’utilizzo per chi ne ha più bisogno.

A Stoccolma hanno provato a immaginare un modo per risolvere il problema: come far sì che il pubblico usi le scale e non quelle mobili?
Sembrerebbe un problema non facile visto che queste ultime sono indubbiamente più comode e veloci, e rappresentano ormai la scelta più immediata per tutti.
Il problema comporta necessariamente di instaurare un livello di comunicazione col pubblico.
Ci sono due modi per farlo.
Il primo è indirizzare con decisione la gente verso le scale, per es. con dei cartelli di avvertimento, di spiegazioni, oppure spegnendo per brevi periodi di tempo quelle mobili.
In altre parole comunicando alla gente un obbligo.
Un obbligo però non viene percepito positivamente dagli utenti in termini di qualità del servizio, anche se si cerca di spiegarlo approfonditamente, e soprattutto è costoso perché prevede un successivo controllo del suo rispetto (certamente molto meno in Svezia che in Italia).
Sarebbe, invece, molto meglio se la gente utilizzasse spontaneamente le scale. Come fare?
Ecco la soluzione architettata nella stazione di Odenplan, Stoccolma.

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un’introduzione ai luoghi delle conversazioni digitali: friendfeed, facebook, twitter

Il nuovo corso della comunicazione su internet, iniziato in sordina alla fine degli anni ’90 con i blog e proseguito sotto la definizione di web 2.0, ha messo definitivamente al centro dell’attenzione gli utenti, le persone e i loro discorsi al posto di software e macchine.

Comunicare sulla Rete oggi significa condividere direttamente frammenti della propria vita e del proprio lavoro (lifestreaming) invece di utilizzare metafore esterne, di solito prese dai massmedia, come tv o giornali.
In altri termini significa parlare in prima persona invece di farlo in terza persona.
La conseguenza principale consiste nel rafforzamento delle relazioni che si stabiliscono tra gli individui all’interno di blog, portali, community di riferimento e nei network di origine – i primi luoghi online con cui solitamente ognuno di noi viene a contatto.
Gli individui sviluppano convenientemente queste relazioni all’interno di network ben definiti, che diventano cos쬆social network ma anche tra differenti network, che tutti insieme costituiscono i¬†social media. Continue reading

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gli effetti collaterali della rettifica online


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Non mi sorprende l’ennesimo provvedimento che mette in difficoltà in Italia la comunicazione su internet.
I social media sono un mezzo di comunicazione libero, democratico potenzialmente accessibile da tutti, potente e all’interno del quale le opinioni non sono controllabili perciò è naturale che l’establishment (che in Italia è particolarmente arroccato e spregiudicato) tenti in ogni modo di ostacolarlo.
Così al disegno di legge sulle intercettazioni (che già è tra le leggi più discutibili degli ultimi decenni) firmato dal ministro Alfano al cui maxi-emendamento (su cui è posta la fiducia al Governo) è stato aggiunto un’articolo che estende l’obbligo di rettifica anche ai “siti informatici”.
La genericità e l’imprecisione della definizione già fa capire come non si tratti di un attacco frontale specifico ai blog o ai social media (avrebbero potuto inventarsi ben altro).
L’obiettivo in questo caso sono le versioni online dei vari quotidiani (e periodici) a cui si estende l’obbligo di rettifica come già accade per le versioni cartacee.
Il punto è che questo stesso scopo con una legge del genere è perseguito in maniera maldestra e anzi controproducente. Continue reading

io vi fornisco i fatti, farsi una opinione è il vostro compito

Da una decina di giorni sono impegnato a seguire l’evoluzione degli avvenimenti in Iran cercando di aggregare e filtrare le notizie provenienti esclusivamente dai social media (Twitter, Blog, siti ecc.) in italiano¬†in un gruppo, Green Revolution,¬†sul network FriendFeed, aggiornato in tempo reale.
Lo inserisco qui sotto:

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una possibile rappresentazione grafica per il crowdsourcing

Trendz Map on MindMeister

Trendz Map on MindMeister.

I social network possono rappresentare un ottimo strumento per la progettazione collaborativa.
A maggior ragione con l’evoluzione verso il lifestreaming gli strumenti a disposizione sono più rapidi e efficienti. Si può concretamente far uso dell’intelligenza collettiva.
E’ quello che viene anche chiamato crowdsourcing: la fiducia nella competenza complessiva di una rete sociale o una comunità di persone.
Una organizzazione può affidare dei compiti particolarmente specializzati non più solo a una persona, entità o team esterno (outsourcing) bensì a un insieme distribuito di persone con cui interagisce attraverso un unico strumento.
Naturalmente questo modello esiste da tempo su internet, è stato usato nei forum, nelle mailing list ed è sfruttato sistematicamente nella comunità open source (nonchè alla base del suo successo).
Ma con i social network e i nuovi strumenti è possibile iniziarlo ad applicare in molti campi. Continue reading

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un-social media: last.fm e i nuovi digital divide

Un frettoloso annuncio sul blog ufficiale avvisa del cambio di strategia.
La funzione di radio di Last.fm (uno degli strumenti più popolari su internet) non sarà più gratuita per i numerosissimi utenti registrati, costerà 3 euro al mese, ad eccezione di USA, Gran Bretagna e Germania dove rimarrà gratuito.
Centinaia di utenti (anche dai tre paesi esclusi) protestano nei commenti del post verso questa discriminazione e molti annunciano il loro abbandono immediato.
Dopo molte sollecitazioni lo staff tenta di spiegare, con qualche imbarazzo, le motivazioni di una decisione così bizzarra: la funzione più importante di Last.fm rimarrà gratuita nei soli 3 paesi in cui l’azienda ha una struttura per la gestione pubblicitaria.
“Quindi – commenta un utente – pagherò per mantenere gratuito il servizio in USA, UK e Germania?”
¬†Un altro aggiunge: “nel mio paese 3 euro sono tanti…”.
¬†Prende forma il primo caso di inverse revenue model: prendere a chi ha meno per dare a chi ha di più. Continue reading

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donne, è arrivato l’arrotino. nel Mulino.

Lo avevano previsto in molti, con la Grande Crisi le aziende italiane stanno finalmente scoprendo i media sociali per comunicare con i consumatori.
Ovviamente, dovendo recuperare all’improvviso anni e anni di gap, lo fanno a modo loro, con le loro visioni e convinzioni, stretti da un lato da paleozoici direttori di agenzie pubblicitarie che dichiarano che ¬†il “brand è valore assoluto” e dall’altro da scaltri social-venditori nostrani che li sommergono di neologismi e inglesismi.
Diamogli atto che ci stanno provando e che possono sbagliare e non abbandoniamoli senza una bussola, senza un “voi siete qui“.

Il fatto è che tutto questo fiorire di amichevoli conversazioni e pacche sulle spalle con i consumatori, dopo anni di invasione degli scaffali, di inondazione con spot, di monopoli vari e addirittura di aumenti dei prezzi causati dall’intensità di frequentazione con i centri media rischia di stridere un po’. Continue reading

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Google Latitude, privacy e l’espansione dell’identità digitale nel lifestreaming

Google ieri ha presentato e reso immediatamente disponibile al pubblico il suo nuovo servizio per la geolocalizzazione: Latitude.
Il fatto è rilevante (oltre che atteso da tempo) perché, pur esistendo già da un po’ altri servizi simili di geolocalizzazione (come Brightkite) la base utenti di Google è enorme e le potenzialità di sviluppo, soprattutto in unione ai loro sistemi di raccoltà pubblicitaria, sono impressionanti.
Il programma è associato all’ultima versione di Google Maps Mobile, l’applicazione per utilizzare ¬†le mappe installabile su cellulare, e permette di mostrare la propria posizione a un network di “amici”, inserendo anche un breve messaggio di stato, creando di fatto un social network.
L’innovazione rispetto ai servizi di geolocalizzazione esistenti è che non serve un cellulare con GPS integrato (o un modulo GPS esterno connesso via bluetooth) perché l’applicazione di Google funziona da sempre anche solo calcolando la posizione tramite le antenne radio circostanti (ovviamente con un margine di errore più grande rispetto al GPS).
Naturalmente per motivi di privacy personale Latitude¬†appena installato¬†non inserisce alcun “amico” ¬†ma è necessario indicare chi può vedere la nostra posizione tra i contatti esistenti in Gmail, o anche all’esterno tramite email, e si può decidere con quale precisione ognuno può individuarci (per es. sapere solo in quale città ci troviamo).
Infine si può scegliere se aggiornare la nostra posizione automaticamente o manualmente dando così la possibilità di “mentire”. Continue reading

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l’effetto Le Tigre: il modo sbagliato di parlare dei problemi seri di privacy su internet

Il bimestrale francese Le Tigre ha pubblicato un’inchiesta per dimostrare la pericolosità della diffusione dei dati personali su internet, e in particolare sui social network, probabilmente per sensibilizzare i propri lettori.
Si tratta di un problema molto serio che richiede la massima attenzione da parte di tutti.
Per fare questo ha preso un utente a caso e, a sua completa insaputa, ne ha seguito tutte le tracce digitali ricostruendo interamente la sua vita reale.
Ne è venuto fuori un articolo in cui, dando del tu al poveretto, si rivelava completamente la sua biografia compreso il suo nome e cognome.
Il malcapitato una volta scoperto l’articolo ha contatto la redazione per protestare ma non è riuscito ad ottenere nulla più della cancellazione del suo cognome (in effetti adesso sono rimasti nome e iniziale del cognome, il che non cambia molto…). Continue reading

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Friendship Policy 2009, ovvero che mi aggiungi a fare se con me non vuoi comunicare?


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Per chi, come me, considera i social media una forma aperta di comunicazione, prima che un modo per stabilire un collegamento virtuale con qualcuno o chiudersi in piccoli gruppi di interesse, le regole di approccio, collegamento, comportamento sono sempre state importanti.
Ora che i network si moltiplicano e la conversazione globale si fa sempre più liquida diventano essenziali.
Con l’arrivo repentino di molti neofiti dei social network ho deciso di lasciare la strada della carota + bastone e mettere nero su bianco le regole che seguo nell’aggiunta di nuovi contatti sui social network che frequento (di cui potete trovare i link qui a destra).

Facebook

Io non penso, come molti tecno-conservatori, che facebook debba essere riservato a un ristretto novero di conoscenze personali acquisite altrove (magari in modi molto meno “sicuri”…), come se gli stessi aprendo la mia porta di casa.
Invece su Facebook è possibile fare nuove conoscenze e comunicare pienamente a patto di essere coscienti del mezzo e rispettare il suo contesto, come per tutti i social media.
In fin dei conti si tratta di un “annuario” virtuale con qualche informazione aggiuntiva su cui ci si relaziona a livello esclusivamente personale.
Quindi non create account a nome della vostra società o della band in cui suonate o del vostro personaggio storico preferito (esistono delle pagine apposite su facebook per gestire questo).
In tal caso non vi aggiungerò, io ho il mio volto, foto e video di me, le informazioni personali che ho deciso di condividere e vorrei relazionarmi con qualcuno che fa lo stesso.
Meno che mai gli account anonimi o un personaggio di fantasia o la vostra ultima trovata situazionista.
Apprezzerò sicuramente molto la vostra creatività ma Facebook non è il posto adatto.
Viceversa non ho mai filtrato nessuno per la differenza di interessi, anzi credo che la diversità sia una gran ricchezza (ovviamente il discorso non si applica a chi risulta a mio insindacabile giudizio antipatico).
Sempre considerando il contesto di Facebook è molto gradita una propria foto nel profilo.
D’altronde se volete nascondervi o rimanere anonimi avete sbagliato link.
Infine non ve la prendete se non vi scrivo o commento ogni mezz’ora, vi sto seguendo lo stesso, la Rete è molto grande, ci sono molte cose da seguire e cerco di essere sempre più multitasking.
Se ve la prendete per questo allora forse fate bene a togliermi.

Twitter

Siamo quasi agli antipodi di Facebook, qui è possibile creare un account del magazine in cui lavorate o esprimere il vostro talento artistico con un romanzo a puntate di 140 caratteri.
L’importante è che si abbia un riferimento esterno per sapere con chi si ha a che fare.
Quindi non aggiungerò chi non ha un link di riferimento nel profilo.
Ovviamente non aggiungerò spammer espliciti, ad es. chi ti aggiunge al solo scopo di mostrarti il link del proprio sito/prodotto che campeggia solitario nel profilo.
Ma neanche (sempre a mio giudizio) spammer impliciti.
Come si riconoscono gli spammer impliciti?
Se segui 5000 contatti e sei seguito solo da 10 sei uno spammer implicito (o una persona terribilmente poco interessante) e probabilmente hai usato un programmino per aggiungere gente a caso.
Se vuoi solo promuovere il tuo servizio/prodotto/sito e non vuoi realmente conversare sei uno spammer implicito e non ti aggiungerò.
E’ anche possibile che ti aggiunga per verificare se sei uno spammer, in caso positivo poi ti toglierò.
Spesso mi imbatto in conversazioni stimolanti nella Rete e cerco di aggiungere nuove voci interessanti su twitter ma se avete il vostro profilo protetto (compare il lucchetto) non lo farò, anche perché mi è impossibile vedere il profilo senza superpoteri.
Infine se mi aggiungete per fare numero e poi mi ignorate vi toglierò, perché evidentemente non avete voglia di conversare con me.

Friendfeed

E’ il social network emergente, che in Italia non ha ancora sfondato perché testate autorevoli come Max o TGCom non ne hanno ancora evidenziato il potenziale pornografico e corruttivo, in cui è possibile far fluire tutte le proprie attività online con l’aggiunta di ulteriori commenti e discussioni.
Qui rispetto all’utilizzo italico le problematiche derivano dal fatto che molti lo usano come se fosse una chat privata (o al meglio un forum di discussione dei tempi del php-nuke) con un gruppo ristretto di amici/parenti/sodali/colleghi (di solito seduti alla scrivania di fronte) che sadicamente infliggono alla blogo-twittero-frendfiddo-sfera tutta, contemporaneamente.
Eh sì perché gli (ingenui) creatori americani per allargare la conversazione hanno pensato – giustamente – di fornire a ogni utente non solo le conversazioni degli amici ma anche quelle degli “amici degli amici“, ignari del potenziale che quel termine ha nel nostro paese (ma allora Coppola tre “Il Padrino” che li ha fatti a fare?).

Ora nessuno pretende che si dicano sempre cose interessanti, anzi, ma conversazioni criptiche del tipo “oggi mi sento rataplan” “ahahah sei fuori” “ho capito, stasera al pier ti dico” e via altri 120 commenti, tutti sempre tra le stesse 5 persone, che portano continuamente in evidenza la discussione per le seguenti 4 ore francamente sono pesanti, evidenziano una voglia di conversare con gli altri pari a zero ed equivalgono più meno a quelli che in treno vogliono far sentire a tutto il vagone la propria vita, anche a chi ha sonno.
Per fortuna i creatori ci hanno fornito di due strumenti aggiuntivi: hide (che permette di nascondere discussioni e discussori a diversi livelli) e like (anche se effettivamente un tasto “estigrancazzi” manca).
Allora, ovviamente discussioni come queste le nasconderò (hide).
perché hide e non scroll (del mouse)? perché così si evita che continuino a tornare su per tutta la giornata.
Userò l’hide anche con chi non ha voglia di conversare o condividere realmente ma solo di fare spamming di se stesso ovvero proiettare il proprio splendido ego sui mille schermi dei social network; non per motivi moralistici ma per motivi di tempo e di opportunità: se voglio bearmi dello spettacolo di qualcuno uso altri network e altri media.

Come si può intuire su Friendfeed può non servire a molto disiscriversi ai feed di qualcuno perché potrebbe ricomparire nei contenuti che visitiamo come “amico dell’amico” di un nostro contatto quindi la funzione hide può essere molto utile.
Ma è anche importante la qualità dei contatti che hanno i nostri “amici”.
Nei casi estremi potrà essere necessario nascondere tutti i feed provenienti dai contatti di un singolo contatto (ma non mi è ancora capitato).
Invece non disattiverò mai la possibilità di vedere gli “amici degli amici” di qualsiasi mio contatto perché secondo me questa sorta di serendipità sociale di Friendfeed è proprio la sua grande forza.
Di norma mi iscrivo a qualsiasi contatto si iscriva a me su Friendfeed (perché è nella caratteristica del network quella di fornire riferimenti esterni a siti-blog-ecc.) anche a coloro che capiscono l’italiano ma scrivono in lingue che non comprendo (che è quello che molti americani fanno con me visto che non ho ancora implementato il mio sito in inglese).
Però a volte capita che qualcuno pur avendoti aggiunto ai tuoi contatti (cosa che ti spinge come detto a ricambiare l’aggiunta e quindi vedere i suoi feed e anche quelli di tutti i suoi amici) poi ti ignori completamente, non nel commentare i tuoi feed (e ci mancherebbe, non scriviamo sempre cose interessanti) ma per es. nelle discussioni all’interno dei suoi stessi feed!
Se questo capita a lungo lo toglierò dai contatti, non per ripicca ovviamente (ognuno fa come vuole) ma se qualcuno non ha voglia di conversare con me perché mi devo sorbire tutti i suoi feed e quelli dei suoi amici?¬† (oltretutto c’è una buona probabilità che questo capiti perché ti ha messo in hide dopo averti aggiunto, in pratica la nuova frontiera dello spammer sociale).
Infine se aggiungo un contatto perché mi interessa conversare con lui e lui (dopo un ragionevole lasso di tempo, sì lo so) non mi aggiunge allora lo tolgo.
Tecnicamente potremmo conversare lo stesso ma nel farlo ci vuole anche un minimo di attenzione, che è quella che io cerco di dare, e che quindi mi aspetto.
Ad ogni modo anche qui, capisco benissimo, uno può non voler conversare con tutti e in tal caso andiamo avanti, senza rancore.