Lo avevano previsto in molti, con la Grande Crisi le aziende italiane stanno finalmente scoprendo i media sociali per comunicare con i consumatori.
Ovviamente, dovendo recuperare all’improvviso anni e anni di gap, lo fanno a modo loro, con le loro visioni e convinzioni, stretti da un lato da paleozoici direttori di agenzie pubblicitarie che dichiarano che ¬†il “brand è valore assoluto” e dall’altro da scaltri social-venditori nostrani che li sommergono di neologismi e inglesismi.
Diamogli atto che ci stanno provando e che possono sbagliare e non abbandoniamoli senza una bussola, senza un “voi siete qui“.
Il fatto è che tutto questo fiorire di amichevoli conversazioni e pacche sulle spalle con i consumatori, dopo anni di invasione degli scaffali, di inondazione con spot, di monopoli vari e addirittura di aumenti dei prezzi causati dall’intensità di frequentazione con i centri media rischia di stridere un po’.
Soprattutto perché dopo i tempi della Grande Abbuffata la loro visione dei mercati non è ancora cambiata e molti addirittura considerano i cosiddetti social media (o il web 2.0 o come lo si vende meglio) semplicemente un nuovo canale di comunicazione da affiancare alla tv, ai quotidiani, alla radio, con proprie (nuove) regole – e spesso un nuovo pubblico – non cogliendo pienamente i veri cambiamenti in atto.
L’effetto sulla gente (non più consumatori) è quello di passare da un grande imbonitore, tirato a lucido in prime time sulle reti nazionali, a un piccolo imbonitore come il mitico arrotino di paese che passa casa per casa, con gli stessi metodi ma in scala più piccola forse perché è più simpatico, forse perché “alla gente adesso piace così”.
Prendiamo per es. l’iniziativa di Mulino Bianco Barilla che lancia con enfasi la sua iniziativa Nel Mulino che Vorrei, una sorta di blog nel quale chiede al pubblico nuove idee, nuovi progetti da realizzare insieme.
Lo stesso Mulino Bianco in persona (sì proprio lui) oltre a scrivere nel sito (in quanto “team digital”, però) fa la sua comparsa su diversi social network per parlare direttamente alla gente.
Se il mio fornaio davanti al bancone mi agganciasse dicendomi che vuole ascoltare i miei bisogni e i miei desideri, raccogliere, condividere e rendere reali le esigenze, i miglioramenti e i suggerimenti utili per me io mi preoccuperei un po’.
E gli risponderei che preferisco continuare ad avere mezzo chilo di rosette, e quella pizza scrocchiarella laggiù.¬†
Non esiste il canale di comunicazione privilegiato per tutti i consumatori (come ha fatto credere la tv per anni), oggi ognuno deve usare quello più adatto a sè e per un bene di massa, quasi-commodity, il dizionario dovrebbe comprendere solo i termini qualità e prezzo¬†come leve di azione, invece di discutere interattivamente della preferenza di qualcuno per una nuova merendina allo zenzero, provolone e nduja.
E’ proprio su quegli input di qualità e prezzo che poi i media sociali innesteranno la conversazione (in cui l’azienda si può inserire), in maniera analoga a come potremmo commentare col vicino di casa che il fornaio ha migliorato l’impasto.
Insomma nell’era 2.0 non si può più barare, è finita la separazione tra prodotto e immagine, far parlare di sè significa dare un buon motivo alla gente per farlo bene (o farlo male).
Tutto questo si può racchiudere in due parole: semplicità e onestà.
Non c’è bisogno di aggrapparsi ad alcuna piattaforma etica, bio-sostenibile o umanitaria.
Basta tornare a capire cosa si vende e a chi, basta ricordarsi che i loghi non dialogano (se lo facessero alcuni sarebbero in grado di spaventare seriamente i bambini) ma lo fanno le persone con volto nome e cognome, basta trovare quello di cui realmente si vuole parlare per avere attenzione invece di instaurare conversazioni sostanzialmente vuote.
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Ad oggi (anzi, ad ora, 23.01) il Mulino Bianco ha collezionato 814 idee da votare, tra packaging, prodotti, promozioni e blabla vari.
E se la statistica non ci tradisce, qualcosa da produrre da quelle idee lo tireranno fuori.
Quindi la missione è compiuta, siamo tutti felici e tutti creativi? Ennò!
A me sa tanto di stage: lavoro sporco per gli altri a guadagno zero.
Ma il signor Mulino si fa salvo. “Al team di Mulino Bianco le idee non mancano”.
Ma se non vi mancano, perchè ve le devo dare io?
Perchè te lo devo proporre io di fare la fetta biscottata con la tavoletta di cioccolato in confezione da 24 e con la sorpresina dentro?
Poi me la fai pagare di meno, visto che hai risparmiato ore ed ore di brainstorming (parola vuota, la odio)????
O mi metti il nome sulla confezione?
No no, mi dispiace, io sarò antica e arrogante, ma con una società ci voglio parlare solo per lamentarmi, e possibilmente a posteriori.
Ad ogni modo, ci vediamo presto nei migliori supermercati della vostra zona, con la fetta biscottata cioccolattosa della Fujiko Bianco.