un’introduzione al lifestreaming: dal blog al lifestream

C’era una volta il blog.
Eravamo nell’era 1.0 e nascevano i primi social network.
La gente poteva crearsi con facilità un proprio sito web in cui inserire riflessioni, scritti, prove artistiche e le conversazioni cominciavano ad allargarsi.
Ma soprattutto il blocco minimo di informazione reperibile sul web si iniziava a frammentare.
Si passava dalla lunghezza tipica del documento, dalla pagina web (statica) degli anni passati al singolo post (la pubblicazione di un contenuto su un blog).
Questi nuovi blocchi più piccoli di informazione potevano essere cercati indipendentemente sui motori e addirittura aggregati trasversalmente (tramite un’altra invenzione, i feed RSS) senza perdere la loro identità.
Con l’era del web 2.0 gli utenti, e non i siti, diventano il vero centro dell’attenzione, il valore dei contenuti inizia a spostarsi verso i contenuti aggregati collettivamente e nascono servizi che permettono alla gente di esprimersi in mille punti di vista attraverso qualsiasi formato e format. Continue reading

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quelli che in palestra (men version)


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Quelli che in palestra per spogliarsi occupano tutte le panche.
Quelli che non contenti lasciano le loro borse, scarpe ecc. in giro nello spogliatoio.
Quelli che si portano il cellulare in palestra.
Quelli che interrompono un esercizio per rispondere a un sms.
Quelli che si mettono l’olio/crema idratante dopo la doccia.
Quelli che roteano come i dervisci per infilarsi la giacca.
Quelli che fanno i duri allo specchio.
Quelli che usano un deodorante spray con un essenza intrusiva derivata dal gas nervino, da togliere il fiato.
Quelli che usano il bagnoschiuma alla stessa essenza.
Quelli che tutte le docce sono libere e si devono mettere proprio accanto a te.
Quelli che tutti gli armadietti sono liberi e si devono mettere proprio vicino a te.
Quelli gonfi curatissimi in ogni dettaglio che poi sollevano la stessa tua quantità di pesi che è la prima settimana che sei iscritto.
Quelli che tu stai usando una macchina, c’è il tuo asciugamano , ti giri e li ritrovi a usarla noncuranti “tanto è solo una serie”.
Quelli che si parlano da un lato all’alto dello spogliatoio raccontandosi tutti i cavoli loro.
Quelli che sono davvero negati ma pensano di essere degli atleti di alto livello facendo esercizi improbabili in cui mettono a rischio la propria vita e quella degli astanti.
Quelli che si sono scelti tutto l’abbigliamento in modo da evidenziare i propri pregi e nascondere i difetti.
Quelli che ci vanno in gruppo, fanno gli esercizi in gruppo e chiacchierano in gruppo.
Quelli che esagerano col peso per le braccia, compensano con le spalle e se le rompono.
Quelli che abboccano a qualsiasi trucco alimentare tipo mangiare barrette di gabbiano, succo di provola o solo proteine nelle ore dispari e prima di svegliarsi.
Quelli che si depilano dalla testa ai piedi.
Quelli che usano il phon per asciugarsi i peli del petto (se va bene).
Quelli che devono per forza fare gli amiconi con gli istruttori.
Quelli che si addormentano nell’idromassaggio rischiando di affogare.
Quelli che visto da qui il maschio italiano è messo proprio male…

la tutela degli interessi italiani, a tasso variabile


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ENI cederà la rete di distribuzione gas di Roma detenuta da Italgas alla francese Suez.
In questo modo il monopolista di fatto italiano dell’energia, con concessione statale, che ha già avuto un’annata straordinaria grazie ai prezzi del petrolio, incasserà circa 1 miliardo di euro.
Se ne sentiva gran bisogno.
Chissà se tutto questo surplus di denaro verrà utilizzato, dietro stimolo del governo, per alleviare le bollette degli italiani o per arricchire le tasche dei grandi azionisti e manager.
Voi su cosa scommettereste?

Rimane solo un grosso dubbio: perché quel baraccone di Alitalia non poteva essere venduto a nostre condizioni vantaggiose ad Air France per tutelare gli interessi italiani mentre cedere una ben più importante rete di distribuzione di energia della capitale sempre ai francesi è cosa lecita che non suscita il minimo imbarazzo.

mutazioni digitali e riflessioni sul giornalismo

Il primo incontro di Mutazioni Digitali – alla FNAC di Roma e su CannocchialeTv – è stato molto interessante nel suo far venire alla luce differenti Weltanschauung su aree della comunicazione che dovrebbero essere alquanto vicine.
Probabilmente, nella sua formula inedita per argomenti di questo tipo, è risultato più istruttivo di qualsiasi divulgazione didascalica.
Quando le differenze sono così insolitamente marcate le riflessioni si arricchiscono ma una domanda incalza: come è possibile che la realtà sia vista in maniera così diversa da operatori del settore che sembrano contigui?
Tra i tanti temi toccati mi incuriosisce particolarmente la distanza tra chi vive quotidianamente l’evoluzione della comunicazione causata dalla rivoluzione della Coda Lunga e chi fa oggi giornalismo professionista sui mainstream.
Di fronte agli stimoli al cambiamento epocale dei primi i secondi rispondono con i loro classici modelli come se tutto il mondo ancora oggi possa essere spiegato sempre dalle stesse immutabili regole. Continue reading

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nokia e le conversazioni interrotte


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Proprio poco prima di scrivere il (prossimo) post su lifestreming e mobile con costi accessibili a tutti, il mio Nokia E51 (teoricamente eccellente nel rapporto qualità/prezzo) di neanche un mese smette di funzionare – nel senso che si spegne e non si accende più.
Per un telefono che ha come claim “conduci la conversazione” è un bel paradosso.
Cose che possono capitare – si potrebbe dire – anche se un tempo di vita così breve non mi era mai capitato dai tempi del¬†VIC-20.
Per fortuna (?) non siamo più nei cotonatissimi anni ’80 e il customer care è (dovrebbe essere) realtà.
Lo porto subito in assistenza, il telefono è morto, si vede (con tanto di verifica che non è ovviamente la batteria il problema): una settimana solo per sapere che dovrà andare alla sede centrale, perché si tratta della scheda logica.
Ma questo lo si sapeva già, il telefono è morto, si vede.
Tempo stimato (da loro): un mese.
Per fare che…? Vedo altamente improbabile un tecnico in camice e occhialetti che lavora col saldatore sulla scheda nei pressi del mio processore ARM 11.
Allora perché fare aspettare così tanto tempo un cliente il cui telefono è palesemente morto, per un evidente difetto di fabbricazioni per giunta (chè dopo neanche un mese non credo si possa esere usurato…)? Continue reading

il deserto del mainstream


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Se una tv americana dicesse che a Bolzano esiste un pericolo di sbarco clandestini voi che pensereste?
Ecco, è più o meno quello che hanno detto i mainstream italiani riguardo al rapimento dei turisti nel deserto egiziano, che per fortuna si è risolto positivamente.
Quando arrivò la notizia e si parlava di Assuan (nei pressi della famosa diga) rimasi interdetto: come fanno dei predoni ad arrivare in uno dei luoghi turistici più presidiati che si conosca?
Esercito, posti di blocco, metal detector.
E infatti c’era un errore gigantesco, i turisti sono stati rapiti in un angolo (letteralmente) di deserto egiziano al confine tra il Sudan e la Libia, uno dei posti più inospitali del pianeta (seppure bellissimo), un’area che si avvicina molto a una terra di nessuno, percorsa dalle carovane di clandestini diretti sulle coste libiche – e poi in Italia – e naturalmente anche da predoni.
Un’area inaccessibile se non dietro specifici permessi delle autorità egiziane (e se ne capisce anche il motivo).
Ma i media nostrani, imperterriti, hanno continuato a mostrare immagini di posti come Luxor, Assuan, addirittura il Mar Rosso! che invece distano un migliaio di km e si trovano in una situazione totalmente diversa, proprio come tra Lampedusa e Bolzano.
E giù il riepilogo di tutti gli attentati ai turisti avvenuti in Egitto (che non c’entra nulla coi predoni del deserto, a giudicare da cosa è avvenuto) da quello tragico del ’96 a quelli più recenti.
Poi, ciliegina sulla torta, tanto per fare un altro po’ di confusione l’aggiunta dell’avvertimento da parte delle autorità israeliane di non recarsi nel Sinai durante le festività ebraiche (!).
Il Sinai si trova in un’altra zona ancora, anch’essa molto molto distante!! con condizioni di sicurezza, neanche a dirlo, diverse dalle altre due.
Insomma un bel pasticcio geografico che alla fine ha come risultato quello di confondere e terrorizzare un altro po’ gli italiani che vogliono andare all’estero.
E che forse farà pensare a molti che è più sicuro spendere i soldini per le vacanze nella rassicurante e decadente Italia.
Buona Pensione Miramare a tutti!

12seconds, il micro videoblogging


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12seconds è forse uno strumento di videoblogging che mancava all’appello tra quelli disponibili per il digital lifestream.
Esprimersi attraverso video è un modo sempre più diffuso e spesso viene preferito alla parola scritta per la sua immediatezza e freschezza.
Che ne direste di poter descrivere un istante della vostra giornata o un vostro pensiero attraverso un micro-post ma, invece che a parole, mediante un breve video?
12seconds è una piattaforma (gratuita) che permette di pubblicare istantaneamente video di 12 secondi.
Esistono ovviamente altri servizi che permettono di pubblicare video su internet, come YouTube, che però – oltre ad avere un limite massimo di durata – richiedono l’upload del video e di conseguenza necessitano di un passaggio intermedio su un computer (se da videocamera o cellulare) o anche di un software di post-produzione (con tutti i possibili problemi di codifica per gli utenti meno esperti) che rendono il processo poco immediato. Continue reading

cresciuti a pane e reality

L’iniziativa di una scuola di Lecce di coinvolgere gli studenti delle superiori in una sorta di business game quotidiano su internet è davvero notevole ed encomiabile.
Gli studenti si confronteranno con un mercato, con regole, con il lavoro di gruppo, la creatività e la fattibilità delle idee di business, con veri costi, rapporti reali con l’imprenditoria locale e probabilmente impareranno molto.
Il tutto, però, avverrà all’interno di un format di Reality TV.
Class Action (questo il nome – un po’ ambiguo a dire il vero – dell’iniziativa) rappresenta finalmente un bagaglio concreto che la scuola affida agli studenti ed è una direzione che andrebbe incoraggiata (in ogni senso) dappertutto. Continue reading

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Mercati Parlanti #1: Destinazione (Kinder) Paradiso

“uhm…una canzone che parla del suicidio per una pubblicità di merendine x bambini…dei geni quelli della ferrero..”, il pensiero di un fan di Gianluca Grignani¬†è più o meno quello che viene in mente a qualunque adulto dai 30 in su appena si trova davanti allo spot delle merendine Kinder Paradiso in onda in queste settimane.
Il brano scelto per questa versione, infatti, è Destinazione Paradiso, il pezzo che ha lanciato il cantautore milanese a metà anni ’90 e che notoriamente – e per sua stessa ammissione in più di un’intervista – parla di suicidio. Continue reading

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Blogfest, le blogosfere che girano


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Prendo spunto dalla¬†Blogfest, a cui tra¬†l’altro¬†non potrei muovere nel merito critiche o complimenti, ¬†perché non ci sono stato – a causa di un piacevole impegno.

Le reazioni che leggo in giro fanno riflettere sul mondo italiano che gira intorno ai blog (mondo blog, blogosfera, blogopalla, chiamatelo come volete).
Premetto che probabilmente non ci sarei andato lo stesso, nonostante l’evento contenesse dei barcamp come l’ADVcamp che a giudicare dai video e dalle situazioni interessanti che si sono create sarebbe valso il viaggio a Riva del Garda.
Ovviamente non è scontato che un blogger partecipi alla Blogfest come un agente immobiliare alla convention aziendale, ci vogliono degli¬†stimoli.
E non intendo stimoli di semplice convivialità (quelli possiamo soddisfarli ogni settimana se vogliamo con mille -beer, -camp, -aperitivo, -cena) ma qualcosa di più.
Devo dire che in questo caso gli stimoli per fare un viaggio del genere, in un luogo dove non c’è nemmeno una stazione ferroviaria, dovendo per forza prendere un albergo, il tutto appena tornato dalle vacanze (perché si è svolto dal 12 settembre) no, non erano abbastanza.
Se mi avessero pagato tutto e risolto autonomamente i problemi organizzativi forse sarebbe stato diverso, ma se fosse accaduto che social network saremmo? Assomiglieremmo ad altri media mainstream da cui prendiamo le distanze quotidianamente…
Sbaglia però chi critica¬†comunque¬†l’organizzazione per questi motivi: in fondo ognuno è libero di fare l’evento che vuole, dove vuole, con chi vuole (soprattutto se è con i propri soldi).
E dopotutto criticare dopo avere anche abbondantemente partecipato, è lecito – per carità – però suona un po’ come andare a un raduno celebrativo e poi lamentarsi che è, appunto, celebrativo.

Però riesco a riconoscere che dietro alcune critiche c’è una radice che ha delle motivazioni antiche, che sono ancora evidentemente irrisolte.
Si parla da anni, anzi fin dagli albori, di divisione tra chi usa il blog per “fare soldi” e chi come strumento di crescita personale, tra chi ne fa uno strumento di autopromozione attiva e chi uno strumento di libera circolazione delle idee, tra chi segue la strada dell’autoreferenzialità e chi sceglie di aprirsi a tutti; persino tra gli aperitivisti modaioli di Milano e i birristi popolari di Roma!

In tutto questo si considera sempre la blogosfera alla fine come un’unica entità (come fosse la proiezione dell’idea di Italia stessa) composta di elementi di maggiore o minore successo, di segmenti di mercato (gruppi, giri, siti, eventi),¬†e il blog come unico oggetto d’attenzione.

Ecco, questa visione non corrisponde alla realtà, ed è questo stridore che probabilmente provoca i frequenti maldipancia.
Il blog è sempre stato, ed è, semplicemente un mezzo (e dopo quasi dieci anni dalla sua nascita ormai non ha più molto senso che se ne parli ancora così tanto): non esistono i blog esistono le persone, che comunicano.
Ma soprattutto questa unica nazione virtuale che accomunerebbe tutti quelli che scrivono su uno strumento chiamato blog¬†è pura astrazione.
Non esiste una blogosfera di riferimento ma mille blogosfere ben formate ognuna con il suo centro e la sua periferia, con i suoi profeti e i suoi giullari, le proprie usanze e la propria storia che a volte si intersecano o si incontrano e a volte no, a volte l’una non immagina neanche l’esistenza dell’altra.
Oggi è più facile rendersene conto perché ce l’ha già raccontato Chris Anderson: come creatori di contenuti siamo tutti elementi della coda lunga e quindi nessuno di noi (né alcun raggruppamento) può pensare realisticamente di essere “il tutto”.
Ognuno usa il proprio linguaggio e si unisce fatalmente con chi parla idiomi simili.
Così è normale per es. che chi già lavora nella comunicazione mainstream attiri sul proprio blog colleghi, futuri esordienti e amici del proprio giro e si relazioni come sa fare, per es. organizzando eventi con ospiti “prestigiosi” e inviti speciali.
Come è normale che critici letterari, scrittori e – per dire – copywriter con un libro chiuso a chiave nel cassetto finiscano insieme (e magari pubblichino qualcosa insieme).
E così via.

Nessuno di loro di noi può davvero rappresentare un’anomalia, un disturbo rispetto al “movimento” complessivo.
L’unica che può esserlo davvero è la testa¬†(nel senso di opposto della coda),¬†cioè la comunicazione mainstream stessa.
L’immagine di “villaggio globale” che quotidianamente induce in tutti noi porta proprio a quella conseguente¬†visione univoca¬†per ogni altro tipo di comunicazione e media che crea tanti problemi.
Per cui i blog citati sui quotidiani, quelli intervistati in tv, quelli che finiscono sulle agenzie o i settimanali sembrano di per sè acquisire valore e autorevolezza come un nuovo “c’è scritto sul giornale” del XXI secolo.

Quello che nuoce veramente ai blog è proprio questo, comunicarsi all’esterno come un assoluto pur essendo inevitabilmente un relativo.
Ecco, non credo sia corretto nei confronti di tutti quelli che credono in questo mezzo, che gli dedicano tempo e energie (anche quando sono scarse) e che di fatto¬†sono¬†quotidianamente social network (spesso da anni), porsi all’esterno o lasciarsi comunicare come per esempio in questo ultimo evento (ma se ne potrebbero citare tantissimi altri in precedenza)¬†La Prima Convention del Web (peccato non ci fosse¬†Luca Luciani) Il Festival Nazionale dei Blogger¬†¬†oppure Il Primo Raduno dei Blogger Italiani, la Blogosfera incontra XY e così via.
Ci sono così tanti gruppi che organizzano raduni ognuno secondo la propria sensibilità, possibilità o voglia che trovo personalmente meravigliosi o geniali, come il KaraCamp (dispiace averlo mancato) fino alle singole uscite o birre in qualsiasi città (non solo Milano) che non necessariamente si trasformano in lanci di agenzia o articoli su settimanali senza per questo avere minore valore nella Rete, anzi.
Quanto costerebbe un po’ più di umiltà relativa, un po’ di attenzione verso tutte le blogosfere e non solo la nostra?
Non è forse questa consapevolezza l’essenza dei social media di cui parliamo sempre?