Google ieri ha presentato e reso immediatamente disponibile al pubblico il suo nuovo servizio per la geolocalizzazione: Latitude.
Il fatto è rilevante (oltre che atteso da tempo) perché, pur esistendo già da un po’ altri servizi simili di geolocalizzazione (come Brightkite) la base utenti di Google è enorme e le potenzialità di sviluppo, soprattutto in unione ai loro sistemi di raccoltà pubblicitaria, sono impressionanti.
Il programma è associato all’ultima versione di Google Maps Mobile, l’applicazione per utilizzare ¬†le mappe installabile su cellulare, e permette di mostrare la propria posizione a un network di “amici”, inserendo anche un breve messaggio di stato, creando di fatto un social network.
L’innovazione rispetto ai servizi di geolocalizzazione esistenti è che non serve un cellulare con GPS integrato (o un modulo GPS esterno connesso via bluetooth) perché l’applicazione di Google funziona da sempre anche solo calcolando la posizione tramite le antenne radio circostanti (ovviamente con un margine di errore più grande rispetto al GPS).
Naturalmente per motivi di privacy personale Latitude¬†appena installato¬†non inserisce alcun “amico” ¬†ma è necessario indicare chi può vedere la nostra posizione tra i contatti esistenti in Gmail, o anche all’esterno tramite email, e si può decidere con quale precisione ognuno può individuarci (per es. sapere solo in quale città ci troviamo).
Infine si può scegliere se aggiornare la nostra posizione automaticamente o manualmente dando così la possibilità di “mentire”. Continue reading
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Friendship Policy 2009, ovvero che mi aggiungi a fare se con me non vuoi comunicare?
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Ora che i network si moltiplicano e la conversazione globale si fa sempre più liquida diventano essenziali.
Con l’arrivo repentino di molti neofiti dei social network ho deciso di lasciare la strada della carota + bastone e mettere nero su bianco le regole che seguo nell’aggiunta di nuovi contatti sui social network che frequento (di cui potete trovare i link qui a destra).
Io non penso, come molti tecno-conservatori, che facebook debba essere riservato a un ristretto novero di conoscenze personali acquisite altrove (magari in modi molto meno “sicuri”…), come se gli stessi aprendo la mia porta di casa.
Invece su Facebook è possibile fare nuove conoscenze e comunicare pienamente a patto di essere coscienti del mezzo e rispettare il suo contesto, come per tutti i social media.
In fin dei conti si tratta di un “annuario” virtuale con qualche informazione aggiuntiva su cui ci si relaziona a livello esclusivamente personale.
Quindi non create account a nome della vostra società o della band in cui suonate o del vostro personaggio storico preferito (esistono delle pagine apposite su facebook per gestire questo).
In tal caso non vi aggiungerò, io ho il mio volto, foto e video di me, le informazioni personali che ho deciso di condividere e vorrei relazionarmi con qualcuno che fa lo stesso.
Meno che mai gli account anonimi o un personaggio di fantasia o la vostra ultima trovata situazionista.
Apprezzerò sicuramente molto la vostra creatività ma Facebook non è il posto adatto.
Viceversa non ho mai filtrato nessuno per la differenza di interessi, anzi credo che la diversità sia una gran ricchezza (ovviamente il discorso non si applica a chi risulta a mio insindacabile giudizio antipatico).
Sempre considerando il contesto di Facebook è molto gradita una propria foto nel profilo.
D’altronde se volete nascondervi o rimanere anonimi avete sbagliato link.
Infine non ve la prendete se non vi scrivo o commento ogni mezz’ora, vi sto seguendo lo stesso, la Rete è molto grande, ci sono molte cose da seguire e cerco di essere sempre più multitasking.
Se ve la prendete per questo allora forse fate bene a togliermi.
Siamo quasi agli antipodi di Facebook, qui è possibile creare un account del magazine in cui lavorate o esprimere il vostro talento artistico con un romanzo a puntate di 140 caratteri.
L’importante è che si abbia un riferimento esterno per sapere con chi si ha a che fare.
Quindi non aggiungerò chi non ha un link di riferimento nel profilo.
Ovviamente non aggiungerò spammer espliciti, ad es. chi ti aggiunge al solo scopo di mostrarti il link del proprio sito/prodotto che campeggia solitario nel profilo.
Ma neanche (sempre a mio giudizio) spammer impliciti.
Come si riconoscono gli spammer impliciti?
Se segui 5000 contatti e sei seguito solo da 10 sei uno spammer implicito (o una persona terribilmente poco interessante) e probabilmente hai usato un programmino per aggiungere gente a caso.
Se vuoi solo promuovere il tuo servizio/prodotto/sito e non vuoi realmente conversare sei uno spammer implicito e non ti aggiungerò.
E’ anche possibile che ti aggiunga per verificare se sei uno spammer, in caso positivo poi ti toglierò.
Spesso mi imbatto in conversazioni stimolanti nella Rete e cerco di aggiungere nuove voci interessanti su twitter ma se avete il vostro profilo protetto (compare il lucchetto) non lo farò, anche perché mi è impossibile vedere il profilo senza superpoteri.
Infine se mi aggiungete per fare numero e poi mi ignorate vi toglierò, perché evidentemente non avete voglia di conversare con me.
Friendfeed
E’ il social network emergente, che in Italia non ha ancora sfondato perché testate autorevoli come Max o TGCom non ne hanno ancora evidenziato il potenziale pornografico e corruttivo, in cui è possibile far fluire tutte le proprie attività online con l’aggiunta di ulteriori commenti e discussioni.
Qui rispetto all’utilizzo italico le problematiche derivano dal fatto che molti lo usano come se fosse una chat privata (o al meglio un forum di discussione dei tempi del php-nuke) con un gruppo ristretto di amici/parenti/sodali/colleghi (di solito seduti alla scrivania di fronte) che sadicamente infliggono alla blogo-twittero-frendfiddo-sfera tutta, contemporaneamente.
Eh sì perché gli (ingenui) creatori americani per allargare la conversazione hanno pensato – giustamente – di fornire a ogni utente non solo le conversazioni degli amici ma anche quelle degli “amici degli amici“, ignari del potenziale che quel termine ha nel nostro paese (ma allora Coppola tre “Il Padrino” che li ha fatti a fare?).
Ora nessuno pretende che si dicano sempre cose interessanti, anzi, ma conversazioni criptiche del tipo “oggi mi sento rataplan” “ahahah sei fuori” “ho capito, stasera al pier ti dico” e via altri 120 commenti, tutti sempre tra le stesse 5 persone, che portano continuamente in evidenza la discussione per le seguenti 4 ore francamente sono pesanti, evidenziano una voglia di conversare con gli altri pari a zero ed equivalgono più meno a quelli che in treno vogliono far sentire a tutto il vagone la propria vita, anche a chi ha sonno.
Per fortuna i creatori ci hanno fornito di due strumenti aggiuntivi: hide (che permette di nascondere discussioni e discussori a diversi livelli) e like (anche se effettivamente un tasto “estigrancazzi” manca).
Allora, ovviamente discussioni come queste le nasconderò (hide).
perché hide e non scroll (del mouse)? perché così si evita che continuino a tornare su per tutta la giornata.
Userò l’hide anche con chi non ha voglia di conversare o condividere realmente ma solo di fare spamming di se stesso ovvero proiettare il proprio splendido ego sui mille schermi dei social network; non per motivi moralistici ma per motivi di tempo e di opportunità: se voglio bearmi dello spettacolo di qualcuno uso altri network e altri media.
Come si può intuire su Friendfeed può non servire a molto disiscriversi ai feed di qualcuno perché potrebbe ricomparire nei contenuti che visitiamo come “amico dell’amico” di un nostro contatto quindi la funzione hide può essere molto utile.
Ma è anche importante la qualità dei contatti che hanno i nostri “amici”.
Nei casi estremi potrà essere necessario nascondere tutti i feed provenienti dai contatti di un singolo contatto (ma non mi è ancora capitato).
Invece non disattiverò mai la possibilità di vedere gli “amici degli amici” di qualsiasi mio contatto perché secondo me questa sorta di serendipità sociale di Friendfeed è proprio la sua grande forza.
Di norma mi iscrivo a qualsiasi contatto si iscriva a me su Friendfeed (perché è nella caratteristica del network quella di fornire riferimenti esterni a siti-blog-ecc.) anche a coloro che capiscono l’italiano ma scrivono in lingue che non comprendo (che è quello che molti americani fanno con me visto che non ho ancora implementato il mio sito in inglese).
Però a volte capita che qualcuno pur avendoti aggiunto ai tuoi contatti (cosa che ti spinge come detto a ricambiare l’aggiunta e quindi vedere i suoi feed e anche quelli di tutti i suoi amici) poi ti ignori completamente, non nel commentare i tuoi feed (e ci mancherebbe, non scriviamo sempre cose interessanti) ma per es. nelle discussioni all’interno dei suoi stessi feed!
Se questo capita a lungo lo toglierò dai contatti, non per ripicca ovviamente (ognuno fa come vuole) ma se qualcuno non ha voglia di conversare con me perché mi devo sorbire tutti i suoi feed e quelli dei suoi amici?¬† (oltretutto c’è una buona probabilità che questo capiti perché ti ha messo in hide dopo averti aggiunto, in pratica la nuova frontiera dello spammer sociale).
Infine se aggiungo un contatto perché mi interessa conversare con lui e lui (dopo un ragionevole lasso di tempo, sì lo so) non mi aggiunge allora lo tolgo.
Tecnicamente potremmo conversare lo stesso ma nel farlo ci vuole anche un minimo di attenzione, che è quella che io cerco di dare, e che quindi mi aspetto.
Ad ogni modo anche qui, capisco benissimo, uno può non voler conversare con tutti e in tal caso andiamo avanti, senza rancore.
un’introduzione al lifestreaming: dal blog al lifestream
C’era una volta il blog.
Eravamo nell’era 1.0 e nascevano i primi social network.
La gente poteva crearsi con facilità un proprio sito web in cui inserire riflessioni, scritti, prove artistiche e le conversazioni cominciavano ad allargarsi.
Ma soprattutto il blocco minimo di informazione reperibile sul web si iniziava a frammentare.
Si passava dalla lunghezza tipica del documento, dalla pagina web (statica) degli anni passati al singolo post (la pubblicazione di un contenuto su un blog).
Questi nuovi blocchi più piccoli di informazione potevano essere cercati indipendentemente sui motori e addirittura aggregati trasversalmente (tramite un’altra invenzione, i feed RSS) senza perdere la loro identità.
Con l’era del web 2.0 gli utenti, e non i siti, diventano il vero centro dell’attenzione, il valore dei contenuti inizia a spostarsi verso i contenuti aggregati collettivamente e nascono servizi che permettono alla gente di esprimersi in mille punti di vista attraverso qualsiasi formato e format. Continue reading
nokia e le conversazioni interrotte
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Proprio poco prima di scrivere il (prossimo) post su lifestreming e mobile con costi accessibili a tutti, il mio Nokia E51 (teoricamente eccellente nel rapporto qualità/prezzo) di neanche un mese smette di funzionare – nel senso che si spegne e non si accende più.
Per un telefono che ha come claim “conduci la conversazione” è un bel paradosso.
Cose che possono capitare – si potrebbe dire – anche se un tempo di vita così breve non mi era mai capitato dai tempi del¬†VIC-20.
Per fortuna (?) non siamo più nei cotonatissimi anni ’80 e il customer care è (dovrebbe essere) realtà.
Lo porto subito in assistenza, il telefono è morto, si vede (con tanto di verifica che non è ovviamente la batteria il problema): una settimana solo per sapere che dovrà andare alla sede centrale, perché si tratta della scheda logica.
Ma questo lo si sapeva già, il telefono è morto, si vede.
Tempo stimato (da loro): un mese.
Per fare che…? Vedo altamente improbabile un tecnico in camice e occhialetti che lavora col saldatore sulla scheda nei pressi del mio processore ARM 11.
Allora perché fare aspettare così tanto tempo un cliente il cui telefono è palesemente morto, per un evidente difetto di fabbricazioni per giunta (chè dopo neanche un mese non credo si possa esere usurato…)? Continue reading
12seconds, il micro videoblogging
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12seconds è forse uno strumento di videoblogging che mancava all’appello tra quelli disponibili per il digital lifestream.
Esprimersi attraverso video è un modo sempre più diffuso e spesso viene preferito alla parola scritta per la sua immediatezza e freschezza.
Che ne direste di poter descrivere un istante della vostra giornata o un vostro pensiero attraverso un micro-post ma, invece che a parole, mediante un breve video?
12seconds è una piattaforma (gratuita) che permette di pubblicare istantaneamente video di 12 secondi.
Esistono ovviamente altri servizi che permettono di pubblicare video su internet, come YouTube, che però – oltre ad avere un limite massimo di durata – richiedono l’upload del video e di conseguenza necessitano di un passaggio intermedio su un computer (se da videocamera o cellulare) o anche di un software di post-produzione (con tutti i possibili problemi di codifica per gli utenti meno esperti) che rendono il processo poco immediato. Continue reading
IPtivv?ɬ? aiutami tu
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Ieri sera torno a casa tardi con la testa ancora avvolta in progetti partecipativi 2.0, tolgo le scarpe, crollo sul divano, accendo la tv e mi lascio cullare dalle stupidaggini stocastiche della tv generalista lineare nostrana.
Un buon film (o altro) sarebbe stato troppo…
E l?ɬ¨, da un punto vista supino, come un finale alla Carlito’s Way, pensavo che se ci fosse stata la IPtv…
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que viva el RomeCamp
Molto bello, complimenti a tutti.
Presto cronaca dell’evento e post dettagliato sul mio intervento “progettare il web per la PA nell’era del 2.0”.