pi?ɬ? blog per tutti (ovvero il paradosso del blog italiano)

Cosa succederebbe se ogni italiano, compresi anziani e bambini, avesse un blog su cui scrivesse quotidianamente?
50 milioni di blog, centinaia di migliaia di pulsatilla, centinaia di migliaia di giornalisti-blogger, di attrici-blogger, di tecnici-blogger, milioni di libri sul blog/col blog/dal blog/al blog scritti da blogger, e cos?ɬ¨ via… (quando ho tempo metto i link)
E’ la splendida promessa progressiva che fa implicitamente questa tecnologia, una specie di blog-edonismo reganiano che pensa di potersi espandere all’infinito.
Per molti blogger italiani che hanno raggiunto risultati “evidenti” nel loro campo grazie al blog, e alle relazioni costruite col blog, sarebbe un bel problema.
Doversi confrontare con migliaia di propri cloni gli farebbe probabilmente scoprire che in Italia non sono i contenuti che fanno la differenza ma i collegamenti (la metafora del link) ovvero le opportunit?ɬ†.
Che, quindi, non esiste da noi nessun giudice elettronico n?ɬ® opinione di rete affidabile sulla qualit?ɬ†.
E tutto ci?ɬ? perch?ɬ® il nostro sistema semplicemente non lo prevede, ci manca un tassello culturale rispetto agli altri.
Probabilmente l’auditel ci ?ɬ® entrato nel DNA e non mi meraviglierei se presto inventassero l’Audiblog.
La selezione dei talenti, e quindi la qualit?ɬ†, da noi ?ɬ® affidata al caso o, appunto, all’informazione pi?ɬ? vicina che capita sottomano (un amico o una relazione sociale o il primo link che si trova o l’ultimo manoscritto ricevuto…), non ?ɬ® strutturata.

E’ facile dedurre allora come la cerchia ristretta, la famigerata autoreferenzialit?ɬ†, possa essere non solo un ovvio limite cognitivo umano (“non riesco a seguire pi?ɬ? di 20 blog che mi interessano!” si sente spesso dire) ma una malcelata forma di autodifesa verso l’esterno.
Il paradosso del blog italiano: una tecnologia cos?ɬ¨ libera e con le barriere all’ingresso cos?ɬ¨ basse induce nel nostro sistema meccanismi di… protezione.
Negli USA uno dei blogger pi?ɬ? seguiti (ed influenti) Robert Scoble ha scritto addirittura di responsabilit?ɬ† da parte degli A-list blogger di linkare i blog pi?ɬ? piccoli o quelli nuovi.
La risposta infastidita di alcuni blogger italiani ?ɬ® stata: io linko chi mi pare.

Eppure molti blogger nostrani cercano di diffondere il pi?ɬ? possibile il virus del blog a chiunque, amici, colleghi, capi, facendo convegni, libri, trasmissioni tv.
Ma tutto questo, pi?ɬ? che al fenomeno analogo che si osserva negli USA o nel nord europa, assomiglia tanto a quei meccanismi di multilevel marketing in cui tuo cugino ti tampina per venderti un’aspirapolvere cercandoti di convincere che finalmente tutti ci possono guadagnare ma sapendo intimamente che solo il livello pi?ɬ? alto ci guadagna davvero; finch?ɬ® il sistema regge.


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9 thoughts on “pi?ɬ? blog per tutti (ovvero il paradosso del blog italiano)

  1. Cri_milano

    non ci capisco niente con questi link, sempre complicato mannaggia a te!!! * brevissime
    * comunicazione
    * ezekiel’s world
    * mondo web
    * tecnologia
    * user experience
    * zapping

  2. antonomasia

    Le blogstar? basta essere leggeri e lievementi idioti e diventi una star, è questo che ci deve far pensare.
    Per il fatto dei collegamenti, ho scritto proprio 10 minuti fa un post.

    Certo ai nostri tempi era più impegnativo “linkare” ma lo facevi con cognizione di causa, leggevi e linkavi per ricordarti.
    Ora lo si fa per moda. La cosa che sempre mi rattrista è come questo sia diventato un mondo squallido, invece di sfruttare le grandiosi possibilità di una rete globale.
    Invece viene sfruttata per “broccolare” e dire stronzate.

    Dovrei proprio cominciare a leggere altre lingue, altri mondi, chissà che cosa io possa imparare.

    Ora sono nascosta, l’autorefenzialità a dire il vero mi manca, pochi commenti, pochi frequentatori. La cassa di risonanza è muta. Per una come me che ha sempre scritto per se stessa mancano i commenti… i “soliti” commenti, chissà che effetto può fare a chi ne fa una malattia.

    Non credo sia una difesa verso l’esterno ma un marchiare il territorio, forse perdere quel poco di notorietà che hanno.
    Fare un po’ i re e le regine di questo mondo, concedere a pochi il link come fosse un’udienza, li fanno sentire speciali.

    ops, ho fatto un post. scusa luca

  3. ezekiel2517 Post author

    cri: sono semplicemente link 🙂
    respira profondamente e seguili se ti ispirano… ma non c’è nulla da capire.

    antonomasia: ai nostri tempi…?
    il tuo commento (che, certo, meriterebbe la dignità di un post) mi fa riflettere sul confine tra la ostinata spiegazione psicosociologica dei fenomeni e la resa finale alla constatazione che la gente a volte (spesso) è stupida o amorale o cattiva (nel senso di anti-virtuosa)… )

  4. antonomasia

    ai nostri tempi: quando i blog erano massimo 50.

    la maggior parte della gente è stupida perchè non vuol pensare

  5. ezekiel2517 Post author

    o non vuol pensare perchè è stupida? 🙂 (lo so lo so, il giochino di parole è odioso)

  6. samot

    Referenzialità e autoreferenzialità dei blog…

    il tema è affascinante, sembra un argomento da tesi di laurea. Eppure, senza entrare in polemica con alcuno, io noto una cosa: anche questo tipo di discussione potrebbe essere catalogabile come “autoreferenziale”.
    Blogger che parlano di blogger, di un mondo che vedono dall’interno e che, come tale, non sono in grado di giudicare in maniera imparziale, poiché anche loro implicati nel processo.

    Io ho sempre scritto un blog “leggero”, cercando di essere spiritoso e ironico per i poveri navigatori della rete che sono passati dal mio. Oggi lo aggiorno con una frequenza circa annuale (magari un po’ scarsina come leva di marketing) e non ho link a siti non miei. Si potrebbe dire che “me ne frego”? direi di no, sono contento se qualcuno legge il mio blog e sono allegro se mi arriva una mail, ma non ho grandi aspettative da questa attività.
    Il problema dei blog è che spesso dietro questo termine si nasconde un fraintendimento di base: se una persona apre un blog è ovvio che voglia comunicare qualcosa a qualcuno, altrimenti scriverebbe un diario o una pagina in word. La volontà di comunicare ne fa automaticamente un divulgatore, fosse anche delle proprie opinioni. Ma se lo scopo è invece quello di diventare noti, o magari di guadagnare, allora il “Blogger” è un vero e proprio editore.
    In quest’ultimo caso quindi, è giusto che operi secondo le leggi del mercato, guardando al proprio guadagno e al proprio tornaconto, che può essere misurato in numero di visite/giorno o incassi pubblicitari. In ogni caso, qualunque sia la nautra del sito internet, il bello è che non vi è una regola certa, che i costi sono azzerati e che la conocorrenza è immensa: in questo panorama sopravvive è solamente chi fa la migliore attività di lobbing (scambio dei link, partecipazione a una conferenza sui blog, o utilizzo delle proprie attività extrarete come veicolo promozionale) e chi ha le idee migliori, nulla di nuovo sotto il sole, solo che i nuovi entrati, a dispetto di tutta l’editoria classica, hanno molte più chances.

    grazie per lo spazio ciao
    Samot

  7. paola

    Buongiorno a tutti,
    a proposito di blog appena nati e di voglia di comunicare, vi segnale la nascita di un nuovo blog http://www.maryfrancis.splinder.com che stà ospitando la prima BOOKNOVELAS on-line: un libro a puntate un pò particolare.

    Ogni settimana viene messa on-line una nuova puntata ma sono i commenti degli utenti ad influenzare l’ autrice nella scrittura della puntata successiva: un esperimento per cercare di capire i gusti del lettore moderno.

    La prima BOOKNOVELAS in rete è alla terza puntata, tutti coloro che hanno volgia di leggere, commentare e partecipare sono i benvenuti!

    bacio

    paola

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