Quando iniziai a sperimentare l’aggregazione di news su Twitter nell’estate del 2009 il mio sogno era di condividere i filtri che raffinavo giorno dopo giorno mediante nuovi strumenti, in modo da partecipare tutti alla nuova visione comune dell’informazione.
Era l’anno delle rivolte in Iran, che cominciarono a scuotere il mondo arabo, in cui il crowdsourcing e il citizen journalism ci mostravano gli aspetti più crudi della nuova disintermediazione informativa e l’impostazione tradizionale cominciava a mostrare i suoi limiti.
I lettori e i cittadini stavano diventando attivi ma la consapevolezza di questo cambiamento nell’informazione non era ancora abbastanza condivisa (in particolare in Italia) e non esistevano strumenti di questo tipo.
Al contrario, da quei giorni ad oggi gli strumenti e i progetti si sono concentrati nel distribuire in maniera diversa e capillare i contenuti basandosi però sullo stesso modello di prima, personalizzandoli per ogni lettore e cercando disperatamente di diminuire l’information overload.
Da Paper.li a Scoop.it, ad app iPad come Flipboard o Twitmag o News.me o Zite al celebre Storify fino al sofisticato Trap.it o al recentissimo Wavii tutti si sono concentrati nel mantenere lineare (o gerarchicamente simile al giornale) la fruizione dell’informazione per il lettore o nell’automatizzare il reperimento delle news in base ai nostri personali gusti, o entrambi.
Anche l’uso che si è fatto delle nuove figure (dal Social Media Editor al Social Media Curator) ha seguito questa strada.
Si è cercato fino ad oggi di creare dei singoli collettori di queste novità, custodi e divulgatori dei trucchi tecnologici, ma soggetti alla stessa gerarchia e regole di prima, invece di creare con gli esperti nuovi strumenti in grado di facilitare progressivamente tutti nel loro lavoro verso la nuova visione dell’informazione.
Riflettendo sull’ossessione per l’information overload nell’informazione mi viene in mente il commento dell’Imperatore Giuseppe II d’Austria dopo aver ascoltato, per la prima volta, la nuova straordinaria ricchezza di una delle più grandi opere di Mozart: “Troppe note!”
Forse ci siamo chiusi nello stesso vicolo dell’Imperatore.
È proficuo proporre un nuovo quasi-quotidiano al posto del tradizionale quotidiano?
È utile aggiungere altri quasi-giornalisti al lavoro dei giornalisti?
In altre parole, perché proiettare la ricchezza di un nuovo mondo tridimensionale sullo stesso piano di prima?
Ho cercato la strada giusta da allora, approfondendo differenti aspetti.
Prima in combinazione con Friendfeed, ottimo strumento purtroppo in dismissione tecnica, poi con l’arrivo di Tumblr.
Successivamente con 140nn, un progetto che ha aperto la strada a molte idee, finché è durato, trovando riscontri (e riconoscimenti).
Più recentemente, e volutamente in sordina, con Instant per fissare una sorta di particella fondamentale del contenuto online.
Un esperimento che mi ha fatto capire subito quanto potenziale ci sia anche in Italia su Twitter quando la mattina del naufragio della Costa Concordia l’instant post senza promozione del progetto, senza ricevere link esterni neanche da SERP, senza passaparola degli amici, solo con search di Twitter e ReTweet sull’argomento, e di fronte a una copertura assidua ma incerta dei mass-media, è stato visto più di 2000 volte in poche ore.
Twitter è ormai parte dell’ecosistema informativo.
Da qualche tempo sono stato coinvolto in un bel progetto in cui ho potuto veder realizzate queste idee, contribuendo a immaginare e costruire lo strumento che sognavo.
Si tratta di Squer.it, una start-up che mi corrisponde anche nel voler coniugare tradizione ed innovazione.
Una piattaforma aperta al mondo esterno che propone un modo nuovo per esplorare l’informazione mantenendone tutta la ricchezza dei nostri tempi, con un’attenzione particolare a Twitter.
Per un obiettivo del genere lo sforzo è di un team tutto italiano, cosa di cui onestamente sono orgoglioso, e necessariamente proiettato in Europa e nel resto del mondo.
La versione alpha privata che ho sotto gli occhi è quasi emozionante per chi coltiva questa passione, spero di poter mostrare presto la versione beta pubblica e iniziare da qui una nuova conversazione sull’informazione.
aggiornamento settembre 2012: sono uscito definitivamente da Squer.it. La Rete fornisce rapidamente opportunità ma spesso richiede anche risposte e bilanci rapidi e implacabili.
Il mio in bocca al lupo a chi continua a lavorarci.
La strada dell’innovazione digitale nell’informazione prosegue.
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Condivido tutto parola per parola e non vedo l’ora di vedere la beta!
A presto (spero)