Questo post fa parte di una serie di 12 brevi consigli e spunti per chi si sta avvicinando a Twitter e per i più esperti.
La funzionalità forse più importante di Twitter è la possibilità di condividere messaggi (cioè tweet) altrui con i nostri stessi contatti.
Il pulsante Retweet (quasi sempre abbreviato con RT) presente sotto ogni tweet sia su web che in ogni applicazioni esterna per Twitter, fa proprio questo: permette di proporre quello stesso messaggio, proveniente da chiunque abbia un profilo pubblico sulla piattaforma, a tutti i contatti che ci seguono.
Così il tweet si propaga, mostrando sempre l’autore originale e via via l’elenco dei profili che lo hanno riproposto (o, con un neologismo, ritwittato).
Inoltre il RT compare nel tuo profilo, nell’elenco dei tuoi tweet diventando a tutti gli effetti parte integrante dei contenuti che generi, anche se non l’hai scritto tu.
Curiosamente il RT non era presente nelle funzionalità originarie di Twitter.
È un’evoluzione introdotta sulla spinta degli utenti che sentivano la mancanza di un modo per “condividere” l’informazione.
In effetti Twitter per la sua natura aperta è sempre stata poco incline a imporre cambiamenti preferendo accogliere il modo in cui i partecipanti modellano il servizio.
Così inizialmente il retweet si faceva premettendo “RT” e dopo uno spazio inserendo il riferimento all’autore (@utente) e riportando il messaggio.
Naturalmente in questo modo si usavano parte dei 140 caratteri a disposizione e quindi, nonostante alcune applicazioni esterne ne avessero automatizzato la scrittura con un solo pulsante, capitava che tweet lunghi dovessero essere accorciati o editati rischiando di modificarne la struttura originale.
Oggi Twitter ha integrato il meccanismo di RT nella sua piattaforma quindi non c’è più bisogno di aggiungere o editare alcunchè, il RT è identificato come tale e lascia intatto l’originale inserendo qualche informazione in più, come il numero di volte che è stato riproposto e chi lo ha fatto in ordine cronologico.
Esiste ancora chi lo fa col vecchio metodo ma te lo sconsiglio, a meno che tu non voglia apportare modifiche al testo, perché non contribuiresti alla crescita della piattaforma.
Infatti il meccanismo del RT mette a nudo la vera natura di News Network di Twitter, in cui puoi essere più editore o più lettore ma in ogni caso sei filtro attivo dell’informazione.
Ognuno di noi diventa un’antenna contemporaneamente in grado di emettere segnali propri (i tweet) o propagare quelli di altri (i retweet).
Chi emette solo i propri segnali si isola, incide poco e non contribuisce alla propagazione né alla selezione dell’informazione.
È un meccanismo diverso dalla classica condivisione dei contenuti nei social network (come per es. Facebook) perché lì l’azione è necessariamente incanalata nel mantenere, o aumentare, relazioni mentre su Twitter contano i contenuti stessi e quindi le informazioni che, attraverso i filtri, riescono ad emergere.
Una ricerca della società Sysomos ha mostrato come solo il 6% circa di tutti i tweet scritti riesca a ottenere almeno un RT.
Cioè il RT non è strettamente relazionale (“faccio un RT perché sei mio amico”) ma basato sui contenuti (“faccio un RT perché mi interessa il tuo tweet”) e conferma anche come solo una piccola percentuale degli utenti riesca ad emergere come editore ma lo fa solo grazie al filtro dei lettori, che sono tutt’altro che passivi.
Anzi uno studio (italiano) conferma che nella diffusione di notizie il ruolo dei lettori può essere molto più importante.
Il risultato è che per essere buoni editori (cioè scrivere tweet che facciano parte di quel 6%) bisogna essere ottimi e attenti lettori (non a caso il 92% dei RT avvengono subito, entro la prima ora).
Inoltre essere editori (o lettori) non ha nulla a che vedere con la quantità di contatti che ti seguono.
In termini pratici potresti mantenere un profilo su Twitter di qualità fatto solo di RT, accuratamente selezionati.
Il RT permette di integrarsi nella community, garantisce la giusta visibilità (i tuoi contatti vedranno il messaggio RT da te), aiuta a conoscere altre persone interessate ai tuoi stessi temi (è visibile la lista di quelli che hanno RT quel messaggio), fornisce nuovi spunti e se è ben selezionato rende un servizio all’ecosistema.
La pagina dei Retweet dei tuoi contatti (presente su web ma non ancora in tutte le app esterne) può essere una miniera di informazioni ed è il primo modo per diminuire l’information overload che spaventa molti su Twitter.
Lì trovi non solo ciò che è stato pubblicato ma tutto quello che è stato selezionato dai tuoi (fidati) contatti.
E non si tratta solo di selezione per meriti, puoi fare un RT per tanti motivi: per segnalare un tema, perché ti interessa, per avere un segnalibro di ciò su cui discutere dopo, perché sei in disaccordo ma vuoi approfondire o anche solo per dimostrare il tuo apprezzamento.
Il RT è di fatto anche il “like” di Twitter ma completamente integrato nel flusso informativo.
Infine essendo un meccanismo sociale è anche importante farne buon uso e non barare.
Per esempio riproporre lo stesso identico messaggio di qualcuno (facendo RT nel vecchio modo, con “RT” davanti, o aggiungendo solo il riferimento dell’autore) nella speranza che altri ne facciano retweet, e si propaghi quindi il nostro profilo invece di quello dell’autore originale, non è corretto.
È onesto farlo solo se intendi aggiungere un commento o modificarne il contenuto o evidenziarne una parte o tradurlo o se hai un problema tecnico con i RT.
Se in ogni caso hai qualche tuo motivo specifico per copiare il tweet (mantenendo sempre un riferimento all’autore) è più corretto se prima fai anche il retweet del messaggio originale.
La ridondanza su Twitter non guasta.
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Ciao, complimenti per la descrizione dettagliata e per il confronto col passato. Hai fatto bene a puntualizzare che ciò che conta su Twitter sono i contenuti. E’ anche vero però che col tempo, ci si afferma su Twitter anche a livello personale. Quanti di voi ci pensano due volte prima di seguire, ad esempio, Mashable? Chi riesce ad acquistare autorevolezza può costruire la propria online identity.
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