Il nuovo corso della comunicazione su internet, iniziato in sordina alla fine degli anni ’90 con i blog e proseguito sotto la definizione di web 2.0, ha messo definitivamente al centro dell’attenzione gli utenti, le persone e i loro discorsi al posto di software e macchine.
Comunicare sulla Rete oggi significa condividere direttamente frammenti della propria vita e del proprio lavoro (lifestreaming) invece di utilizzare metafore esterne, di solito prese dai massmedia, come tv o giornali.
In altri termini significa parlare in prima persona invece di farlo in terza persona.
La conseguenza principale consiste nel rafforzamento delle relazioni che si stabiliscono tra gli individui all’interno di blog, portali, community di riferimento e nei network di origine – i primi luoghi online con cui solitamente ognuno di noi viene a contatto.
Gli individui sviluppano convenientemente queste relazioni all’interno di network ben definiti, che diventano cos쬆social network ma anche tra differenti network, che tutti insieme costituiscono i¬†social media.
Dove una volta c’erano forum e community a raccogliere utenti sotto uno specifico argomento e che solo come effetto collaterale rivelavano le reali identità dei partecipanti oggi troviamo i social network, intesi come aggregazioni di individui che conversano tra loro condividendo parti di sè in modi differenti (foto, video, musica, scritti…) e affrontando quindi argomenti di ogni genere.
La situazione si è capovolta ma si è anche notevolmente arricchita.
I social network hanno di fatto aggiunto una nuova dimensione alle relazioni, sia personali che di lavoro, nelle nostre vite.
Non è di per sè una novità rispetto al passato, l’aspetto nuovo è nella sua ampia accessibilità.
In precedenza era possibile coltivare queste nuove potenzialità solo avendo qualche conoscenza tecnica in più (vi ricordate le procedure laboriose per collegarsi a Internet all’inizio degli anni ’90?), avendo tempo a disposizione per sperimentare e in definitiva con costi molto maggiori, anche in termini di tempo sottratto alla vita personale.
Oggi l’accesso è disponibile a quasi tutti senza particolari difficoltà tecniche e ovunque, anche attraverso i tradizionali cellulari (anche se l’arretratezza nella cultura informatica degli italiani crea qualche barriera in più).
I social network sono diventati i luoghi delle nuove conversazioni, ognuno con diverse caratteristiche, opportunità, linguaggi, orari ma spesso frequentati dagli stessi individui.
I LUOGHI BASATI SULL’IDENTITA’ REALE
Vi sono luoghi più “tradizionali” e rassicuranti come quelli basati sull’identità reale che quindi si fanno forza delle conoscenze pregresse, di rapporti pre-esistenti e che inducono spesso uno stile di comunicazione intimo, quindi implicito e poco chiaro.
In questi luoghi è possibile estendere la propria rete di relazioni¬†in maniera molto semplice,¬†e comunicare con individui esterni alla propria, ma¬†diventa spesso problematico¬†conversare contemporaneamente con persone con cui si hanno rapporti molto diversi, comportando problemi di privacy a cui è difficile dare una soluzione omogenea.
Questi luoghi sono i preferiti dai meno esperti e da chi ha poco tempo (o voglia) da dedicare alle conversazioni online, che in Italia rappresentano la maggioranza.
Naturalmente sono dei luoghi chiusi, ben recintati e invisibili all’esterno (per i motori di ricerca per es.), con i partecipanti presentati sotto forma di “catalogo”.
Il più importante tra questi luoghi è certamente Facebook ma ne fanno parte anche lo spazio dei servizi Google e MySpace.
I LUOGHI BASATI SULLA CONVERSAZIONE
Esistono poi luoghi più articolati in cui la conversazione viene prima dell’identità.
Anzi l’identità dell’individuo qui si forma proprio attraverso le conversazioni, e l’interazione, invece che per autocertificazione.
Si tratta quindi di luoghi più eterogenei e dispendiosi da seguire ma in grado di fornire un importante valore aggiunto.
Questo tipo di approccio permette agli individui una grande varietà di luoghi specifici di conversazione che portano a una diffusione quasi liquida dei contenuti e delle discussioni svolte.
Questi luoghi sono più frequentati da gente esperta in tecnologie e sono solo apparentemente più difficili da gestire.
In realtà il pericolo più temuto è la dispersività delle informazioni: può sembrare di non riuscire mai a cogliere le discussioni che ci interessano così suddivise in posti differenti invece che in un unico grande raccoglitore.
Si tratta però di un falso problema, questi luoghi hanno ognuno la propria specificità e le relazioni con i vari partecipanti possono fornire dei filtri in grado di farci arrivare quasi tutte le informazioni che ci interessano.
E’ come per i diversi luoghi che frequentiamo nella vita fatta di atomi: il bar, la palestra, il posto di lavoro sono in luoghi separati ma questo non ci impedisce di informarci, conversare e frequentarli singolarmente senza per questo saturare le nostre capacità cognitive.
Si tratta semplicemente di ambiti diversi, spesso frequentati dalle stesse persone, in cui setacciamo informazioni differenti.
Ma ora ciò che collega insieme queste informazioni eterogenee non è più un database bensì la nostra stessa mente, che affida invece la memoria informativa ai singoli network online.
Il meccanismo tipico a cui ci aveva abituato un motore di ricerca come Google quasi si inverte.
E’ indubbiamente un modo più potente di interagire, in cui la ricerca delle informazioni non è più attivamente orientata al software che usiamo ma è in relazione con gli ambienti virtuali che frequentiamo e quindi con l’esperienza che ne abbiamo, fino a considerare l’esperienza collettiva (crowdsourcing).
I luoghi di questo tipo sono numerosi, costituiscono buona parte del tessuto recente di Internet e tra questi si può citare Flickr (un luogo per le foto), Youtube (un luogo per i video), Linkedin (un luogo per il curriculum e il lavoro), i blog (un luogo per la scrittura) ma soprattutto¬†Friendfeed, relativamente diffuso in Italia, un luogo che raccoglie tutte le nostre attività online e ne permette la discussione.
Friendfeed ha una comunità molto attiva ed è stato recentemente acquisito da Facebook, il che mette a rischio il suo ruolo attuale e mina i motivi per i quali è cresciuto così tanto in poco tempo ma, nel caso peggiore, è molto probabile che il suo posto nei social media venga preso velocemente da qualcun altro.
LA LINFA DEI SOCIAL MEDIA
Alla base di queste strutture, il luogo dove oggi spesso scorrono le informazioni grezze prima che diventino conversazioni – come la linfa in una pianta – è Twitter.
E’ il sito che ha dato il via a questo intenso processo di polverizzazione delle informazioni su internet anche se non ha assunto subito un ruolo di primo piano.
Si tratta di un sito di microblogging in cui è possibile inserire nel proprio spazio messaggi di solo testo (e link) di massimo 140 caratteri, inviarsi messaggi privati e risposte dirette pubblicamente da utente a utente.
La sua grande forza è nella sua ubiquità, è possibile integrare il flusso di messaggi in qualsiasi social network, sito, applicazione e leggerlo ovunque ci sia internet, dai computer ai cellulari meno evoluti, con un impiego di risorse e di connettività irrisorio.
La domanda che viene posta prima della scrittura di ogni messaggio è “cosa stai facendo?” ma in realtà Twitter viene usato per ogni scopo da quelli più leggeri al marketing ai giochi alla comunicazione e al dialogo con i propri lettori, spettatori, elettori fino al vero e proprio nuovo¬†giornalismo per comunicare in tempo reale cosa sta accadendo in qualche angolo di mondo.
I messaggi su Twitter spesso rappresentano un impulso che innesca discussioni e approfondimenti su social network e media completamente differenti (persino massmedia) per questo motivo riesce ad alimentare i social media senza necessariamente contenere (anche per limiti tecnici) vere e proprie conversazioni.
L’utilizzo di Twitter si è reso protagonista di quasi tutti gli eventi di cronaca internazionali importanti negli ultimi mesi, dall’atterraggio di fortuna nel fiume Hudson a New York, al viaggio di Obama in Africa, alle rivolte in Iran e nonostante ciò non raggiunge ancora i picchi di utenti di Facebook.
Ma l’intensità dei flussi di messaggi e la diffusione sul pianeta (anche nei luoghi dove è difficile, scomodo o inattuabile avere un pc portatile) ne fanno un luogo unico dove reperire informazioni, riuscire a farsi ascoltare o quantomeno segnalare qualsiasi cosa ci interessi o possa interessare a qualcuno.
Sta cambiando velocemente, ancora una volta, il modo di comunicare tra le persone, di relazionarsi, di informarsi in tutto il pianeta (non solo nel ricco occidente) e questo non potrà non avere un impatto definitivo anche sul mondo reale fatto di atomi.
Tentare di ignorare tutto ciò temendo di non essere in grado di gestirlo o sperando che l’ondata passi non è più una scelta saggia.
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