L’iniziativa di una scuola di Lecce di coinvolgere gli studenti delle superiori in una sorta di business game quotidiano su internet è davvero notevole ed encomiabile.
Gli studenti si confronteranno con un mercato, con regole, con il lavoro di gruppo, la creatività e la fattibilità delle idee di business, con veri costi, rapporti reali con l’imprenditoria locale e probabilmente impareranno molto.
Il tutto, però, avverrà all’interno di un format di Reality TV.
Class Action (questo il nome – un po’ ambiguo a dire il vero – dell’iniziativa) rappresenta finalmente un bagaglio concreto che la scuola affida agli studenti ed è una direzione che andrebbe incoraggiata (in ogni senso) dappertutto.
La scuola, però, prima di essere pragmatismo dovrebbe essere formazione che apra le strade non a uno solo ma a possibili e futuri know-how .
Da questo punto di vista mi sfugge il motivo per cui sia stato proposto agli studenti il modello del reality all’interno di un’idea in cui di reality (per fortuna) non c’è nulla.
Interazione, lavoro di gruppo, capacità di comunicare online, creatività out-of-the-box, capacità di progettare e realizzare non hanno nulla a che vedere con programmi tv in cui veline anoressiche si picchiano o ragazzotti si lanciano gavettoni ululando ma molto a che vedere con i social media, l’e-business, le nuove tecnologie e il web 2.0
Insomma mi sembra un modo un po’ approssimativo di identificare “il nuovo che piace ai giovani”, anche perché a molti giovani non piace, anzi moltissimi stanno abbandonando il mezzo televisivo a favore di una fruizione attiva della comunicazione proprio su internet, dai blog ai nuovi social network.
Per cui che senso ha proporre un format vecchio su un mezzo nuovissimo?
Sembrano dettagli ma in realtà l’impatto formativo di determinati modelli esiste e io non vorrei mai che la scuola crescesse i ragazzi a pane e reality.
Allora perché non cambiare, dalla prossima edizione, questo modello a favore di uno più congruo come i social media e il business, in modo da inserire i ragazzi davvero in un contesto ritrovabile e magari arricchendolo con qualche mini-seminario sull’argomento?
Lancio questa proposta e nel frattempo rimango ad osservare come si evolve questa interessante iniziativa.
altri 3 post a cui potresti essere interessato:
- i Social Media fanno piccoli numeri? e con quali metriche li stiamo misurando?
- la Primavera Araba e i social network (intervista)
- l’antennaGate di Apple e il rischio della nicchia
Splendida osservazione Luca.
Naturalmente non possiamo che ringraziarti del post, aver preso in considerazione il nostro “caso”, averlo studiato e aver sentito la voglia di scriverci su è per noi motivo di grande orgoglio, grazie.
Vedi, tu sei già avanti e ci hai suggerito un’evoluzione molto intelligente e opportuna da dare alla nostra “creatura” l’anno venturo. Hai colto perfettamente quanto poco abbia a che fare il “game” con il classico reality show. Se vogliamo, l’unica attinenza (ed è il motivo per cui l’abbiamo accostato) è che il pubblico esterno può “vedere” 24 ore su 24 quello che i ragazzi producono, le loro azioni e gli effetti che le azioni producono, e può esprimere voti per i “concorrenti”, aiutandoli a “vincere”.
Se continui a seguirci e a scriverci ci renderai davvero felici.
Ancora grazie mille.
Lo staff