Secondo il suo editore il New York Times (attualmente il quotidiano di riferimento del nostro pianeta) ?ɬ® in una fase di transizione che si concluder?ɬ† con l’abbandono della carta e la pubblicazione solo online.
La notizia ha destato scalpore tra i giornalisti (nostrani) di lunga data che sembrano voler sottolineare come la tendenza sia causata principalmente dalla crisi economica progressiva del famoso giornale, come a dire che per i quotidiani che riusciranno a limitare le perdite (magari sfruttando le imperfezioni e le false nicchie del sistema economico italiano) la carta potrebbe avere ancora un lungo futuro.
Peccato che non notino che Sulzberger parli di internet come prima scelta consapevole (e inevitabile) e non come ripiego.
Ogni giorno possiamo avere conferma di questa tendenza, degli spostamenti degli interessi economici e dei lettori verso l’online.
E in questo settore il NYT attualmente ?ɬ® leader, perch?ɬ® dovrebbe farsi sfuggire l’occasione?
A ci?ɬ? aggiungono il romantico rimpianto della carta: ?ɬ® bella, profumata, la puoi sentire sotto le dita, te la puoi portare al mare e (perch?ɬ® no) ci puoi avvolgere il pesce.
Tutto vero, la carta ?ɬ® splendida, per?ɬ? il business ?ɬ® un’altra cosa.
Senza contare che la tecnologia riuscir?ɬ† a sopperire sempre pi?ɬ? a questi aspetti pratici.
I nuovi giornalisti invece sottolineano come il mestiere, l’informazione, stia cambiando; finalmente, si potrebbe aggiungere.
E’ semplicemente inevitabile ma non ?ɬ® una rivoluzione tecnologica, come pensano molti, bens?ɬ¨ una rivoluzione culturale.
Prima o poi l’informazione (quasi come un atto di giustizia) dovr?ɬ† cedere alle esigenze degli unici veri editori di riferimento: i lettori.
Content is the king? No, readers are the king.
Quello che invece a me interessa sottolineare ?ɬ® l’aspetto energetico.
Quanta energia si utilizza per produrre giornali cartacei?
Tonnellate di carta ogni giorno (se anche fosse tutta riciclata richiederebbe molta energia per essere raccolta e trasformata), inchiostro, trasporto su gomma ecc.
L’edizione domenicale del NYT ?ɬ® celebre per essere voluminosa e pesante.
Per un quotidiano online invece basta solo un po’ di energia elettrica.
Comunicare online ?ɬ® a basso impatto energetico.
I nuovi tipi di lavoro sono anch’essi a basso consumo energetico.
Se, per esempio, ancora pi?ɬ? giornalisti non dovranno andare in redazione tutti i giorni ma potranno lavorare da casa (o ovunque) si consumer?ɬ† meno energia per trasporti, sia pubblici che privati, e per tante altre cose.
Fra non molto le aziende a basso impatto energetico avranno un loro intrinseco valore commerciale, potranno vendere “certificati verdi” ad altri soggetti che per incapacit?ɬ† o tipo di attivit?ɬ† saranno costretti ad inquinare.
Le aziende del futuro probabilmente assomiglieranno pi?ɬ? a questo che a qualche agglomerato ipertecnologico ed efficiente; avranno pi?ɬ? frequentemente una struttura leggera e distribuita invece di una densa e ingombrante: pi?ɬ? linux e meno windows.
Chiss?ɬ†, forse anche le singole persone con un lavoro a basso impatto energetico potranno far valere questa loro condizione cedendo certificati verdi ad altri, costretti a prendere la macchina, lo scooter o persino il treno ogni giorno.
Spesso ci si dimentica che internet ?ɬ® anche questo.
Non ?ɬ® solo inevitabile progresso tecnologico, nuove cervellotiche potenzialit?ɬ† e ansia di rimanere al passo con i tempi.
E’ anche una rivoluzione culturale, una possibilit?ɬ† di migliorare la qualit?ɬ† della vita e magari di avere il tempo di fare un giro in pi?ɬ? in bicicletta o passare il pomeriggio con i propri figli.
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Anch’io sono a basso consumo energetico: per i miseri compensi che percepisco non contribuisco all’abbattimento delle foreste né al dispendio di energia per l’alimentazione delle rotative della Zecca di Stato… SOB!
ecco, ci dovrebbero dare un incentivo, altrochè! 🙂
Ricordati che c’è sempre la professione dell’annusatore di ascelle…
il lupo…
ciao! 😀
al di là del NYT, è stata davvero una piacevolissima sorpresa incontrarti ieri sera nei nuovi studi di Radio Imago – certe volte, per quanto la città sia grande e tenti di fagocitarti, sono le persone a renderla piccola coi loro interessi verticali 🙂 a
eheheh ciao antonio 🙂
pensavo la stessa cosa.
è un piacere!